Belial coltiva, tra gli altri, il vizio della scrittura. Ha scritto i romanzi Saxophone Street Blues (2008, Las Vegas) e Making Movies (2009, Las Vegas).

domenica 21 marzo 2010

Making Movies su Paper Street

Ringraziamo Alessandro Re, che ha firmato una recensione di Making Movies su Paper Street.

martedì 6 ottobre 2009

Racconti: La Città della Convenienza

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La città della convenienza sorge al centro di un deserto circolare e piano. Ampie, interminabili autostrade attraversano le distese sabbiose. Sono linee d’asfalto incandescenti e dipanate a raggiera lungo i punti cardinali assodati e supposte. Tutte convergono tutte nel grande anello che circonda la città della convenienza. Il pedaggio è modico.



Le origini della città sono dimenticate, quelle del deserto, sconosciute. Generalmente si attribuisce la paternità del deserto all’occhio infuocato di Dio, e quella della città all’ingegno dell’uomo. Ma non manca chi suppone che sia stato l’uomo a creare il deserto, la città, Dio. Si mormora inoltre che la città abbia spianato il deserto attorno a sé nel corso dei secoli.

La città della convenienza è un groviglio urlante di prezzi ed asfalto, panchine verdi scrostate davanti a vetrine scintillanti, parcheggi sotterranei, bancarelle, aria condizionata. Gli altoparlanti sono installati sotto i tombini e sopra i lampioni, dietro le luci dei semafori, sui tetti dei tram che passano sferragliando. Alcuni quartieri periferici non sono ancora raggiunti dall’impianto; quelle strade sono allora battute da uomini sandwich che urlano a squarciagola e si fustigano impietosamente il petto fino a stramazzare al suolo.

Che prezzi! È la città della convenienza. Qui il tuo danaro ha valore, qui puoi sempre risparmiare, sconti saldi offerte a volontà, non perdere l’opportunità, prezzi, ma che prezzi, prezzi bassi prezzi pazzi, prezzi stracciati prezzi rovinati, dura la vita per un prezzo, prezzi a ribasso prezzi all’ingrosso, un buon prezzo si deve tagliare, si deve tagliare, dividere, umiliare, trenta cinquanta settanta percento. Paghi tre prendi due, paghi sei prendi nove, nuovo!, il nuovo al prezzo dell’usato, e l’usato è sempre garantito. Il nuovo risparmio è spendere bene, spendere meno spendendo meglio, alla città della convenienza. I prezzi cattivi non sopravvivono, vengono licenziati, cancellati, mandati al macero. La notte i prezzi sognano di cadere in un grande ovale bianco, solidamente bordato di nero, e di precipitare in eterno, senza mai toccare il fondo.

Il quartiere dell’abbigliamento è illuminato a giorno da grandi falò allestiti su piedistalli d’argento e cristallo, e alimentati perpetuamente con i capi delle stagione passate. Ora è di moda la tinta zigomo: le vetrine traboccano di calzini zigomo, cappelli zigomo, giacche zigomo, mutandoni di lama zigomo, guanti zigomo, cappotti zigolo, stringhe zigomo per scarpe zigomo, cinture zigomo su jeans amaranto. L’amaranto si abbina molto allo zigomo. La scorsa stagione andava un altro colore, il lucciola. Ha sbancato, ma poi è stato deprezzato, ribassato, strascontato. I fondi di magazzino sono giù stati inceneriti. Ora i capi color lucciola sono rarissimi; se ne vende qualcuno nei negozi di abbigliamento vintage, ma i prezzi sono proibitivi. Per la stagione a venire non si esclude un ritorno di fiamma del lucciola.

Il cuore del quartiere della moda ospita tutte le grandi firme. La concorrenza è spietata, non solo tra uno stilista e l’altro, ma tra uno stilista e i suoi imitatori. Il famoso designer Buzzini ha aperto una fabbrica in Cina per produrre i falsi della propria collezione. Ora le imitazioni autentiche di Buzzini spopolano nella città della convenienza. «Questo dimostra che posso creare imitazioni di Buzzini meglio di chiunque altro», ha commentato lo stilista.

Il quartiere degli spettacoli è scintillante. La strada è costellata di Elvis morti e di bambole gonfiabili di Marilyn. I cinema proiettano tre film al prezzo di uno, e sono sempre film a colori, consunti, col finale che fa piangere di gioia. Cabarettisti sdentati e flaccida prime donne si ammassano sui palcoscenici di varietà. Attori comici rovinati da scandali sessuali, rockstar ultrasessantenni, maghi televisivi caduti in disgrazia siedono per strada, dentro cabine di vetro attrezzate con un cesso e un piccolo frigorifero. Il prezzo per gli autografi sta scritto su un cartello di cartone che tengono appeso al collo. Alcuni si fanno fotografare in cambio di un bicchiere.

Modelle ingrassate e soubrette dai culi cascanti cantano in playback in orchestrine da ristorante, si travestono da scoiattoli giganti, o imparano a sputare fuoco. I marciapiedi davanti alle sale cinematografiche pullulano di petomani e di clowns. Guidano velocipedi senza manubrio e con una ruota sola. Hanno scoperto di riscuotere più monete e risate quando rovinano a terra, purché il costume sia abbastanza colorato da distrarre il pubblico dal sangue lasciato sull’asfalto.

I clienti si affastellano per le strade strabuzzando gli occhi, sudando e sorridono compulsivamente, le braccia distese lungo i fianchi, borse cariche di merce in ciascuna mano. Fiumi di passanti ingombrano le strade fino all’intollerabile. I bambini gridano a squarciagola oppure sghignazzano battendo i denti fino a farseli saltare fuori dalla bocca. I genitori hanno scoperto che tacciono quando li fanno ingozzare di hamburger.

Gli abitanti della città della convenienza soffrono di disturbi della personalità non diagnosticati, ma nessuno ci fa caso. Di giorno lavorano come grossisti, commessi o caporeparto. Sono pagati a giornata. Alla sera si riversano per le strade del quartiere a luci rosse. Impilano cassette di frutta l’una sull’altra fino a ottenere squallidi palchetti, sui quali imbandiscono aste improvvisate. Vendono la moglie, la madre e la sorella. L’asta è frenetica: non appena il banditore si è sbarazzato della merce, corre a un’altra asta, sventolando i soldi appena guadagnati, e urla il suo rilancio fino a comprare la moglie, la madre o la sorella di un altro banditore. Il denaro e le donne passano furiosamente di mano in mano, fino al mattino.

Chi non ha denaro né parenti di sesso femminile si dedica a commerci più miserevoli: lo zoppo compra l’occhio del muto, il cieco si svende i capelli. Le più efferate varianti della roulette russa si consumano nei vicoli più squallidi, nei salotti tappezzati di pelle, e su certi innominabili giardini pensili.
Sono sorti nuovi grattacieli e hotel di lusso, alla città della convenienza. Il comune sostiene che la grande macina di carne umana è in costruzione, promette che entrerà in funzione quanto prima. Ma l’ubicazione del cantiere è segreta, e alcuni hanno iniziato a sospettare: forse la macina è sotterranea, oppure invisibile. Forse si trova nell’aria tutt’intorno alla città, ed è già in funzione da molti anni.

mercoledì 30 settembre 2009

Making Movies su Delirio.net



Hector Luis Belial parla di Making Movies nella rassegna letteraria di settembre di Delirio.net. Un grazie a Eliselle.

venerdì 25 settembre 2009

Racconti: La Camera degli Echi

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Nella camera degli echi, un bisbiglio diventa un urlo, una piuma pesa quanto un macigno, una scintilla provoca istantaneamente un incendio. La leggenda è tanto nota quanto corrotta, dopo secoli di trasposizioni capziose, deliberatamente incorrette, o voluttuosamente fantasiose. Tutt’oggi manchiamo di una bibliografia soddisfacente sull’argomento. Siamo ancora costretti a rifarci agli studi di Voitiov, già annosi, e per di più circoscritti alle versioni russe della narrazioni, ma quantomeno puntuali nel riconoscere le due vulgate principali.



Nella prima versione, la più ovvia, la camera amplifica ciò vi si diffonde all’interno. Le pareti non si limitano a rimandare il suono, ma ingigantiscono il peso, la temperatura, il colore, il sapore, e qualsiasi altra proprietà fisica degli oggetti che vi sono posti. Basta immettere un fiocco di neve, e la camera si fa gelida; un soffio di fiato genera un ciclone, ed è meglio prestare attenzione all’acqua: una sola goccia, cadendo sul pavimento, provoca l’allagamento del locale. La camera non aumenta però la quantità degli oggetti: è celebre l’episodio del servo che tenta, all’insaputa del Re, di decuplicare una moneta d’oro ricevuta in dono. Non solo la camera non moltiplica la sua ricchezza del servo, ma rende la moneta accecante e tanto pesante che sette cavalli non riescono a smuoverla da terra.

Molte delle fiabe catalogate in questa categoria vogliono la camera altresì capace di accrescere le emozioni di chi vi si rinchiude. Queste storie giustificano l’edificazione della camera degli echi come raffinata sala di torture o di piaceri. Il prigioniero innamorato diventa ossesso, il melanconico depresso, il violento masochista e poi suicida. Chi non muore per l’esasperazione del proprio sentire esce dalla camera degli echi in preda a gravi squilibri mentali. Non mancano però storielle erotiche – ed esotiche, spesso, ambientate in Arabia o nell’estremo Oriente – nelle quali la camera è teatro di banchetti e celebrazioni orgiastiche, durante le quali i piaceri della gola, dell’ebbrezza del corpo sono portati al parossismo. Molte tra queste ultime narrazioni hanno sapore rabelaisiano e comico, ma non mancano i finali moralistici (con l’inevitabile comparsa del demonio) e le autentiche tragedie, nelle quali l’orgia nella camera degli echi è la decadente e disperata conclusione di un lungo assedio, e un preludio all’inevitabile morte.

La seconda vulgata include le storie che vogliono la camera degli echi come una sorta di cabina di ascolto, nella quale le pareti ripetono alle orecchie del Re quanto si dice in ogni angolo del regno. In queste storie la camera è spesso il dono di un demone, di uno stregone, di un malvagio consigliere o di un sinistro alleato. È facile riscontrate una struttura comune alle fiabe del secondo tipo: il Re dapprima utilizza la camera in maniera fruttuosa, smascherando complotti a suo danno, infedeltà coniugali o avanzate di eserciti nemici grazie alle proprietà magiche delle pareti. Ma in seguito, la camera diventa dannosa: le voci che ripete giungono irrimediabilmente deformate. Ascoltandole, il Re manda a morte un innocente, muove guerra ad un regno amico, ripudia una moglie fedele. Il finale include in genere – ma non sempre – il riconoscimento da parte del Re del proprio errore, la demolizione della camera degli echi e la punizione del suo costruttore.

La descrizione della camera è quasi sempre insoddisfacente. Ne ignoriamo sempre le dimensioni, e in molti casi, anche l’ubicazione. In alcune storie la camera è ricavata in una caverna nel cuore di una montagna, in altre, costruita in una segreta sotto le fondamenta del palazzo. Non mancano camere degli echi sfarzose e riccamente arredate, ma siamo più spesso portati ad immaginarle completamente spoglia. In una celebre versione del XVII secolo, la camera degli echi è rivestita di specchi d’argento, appartiene alla Regina di Saba, ed è nota come “camera delle vanità”.

La camera degli echi moderna sarà realizzata con l’applicazione delle più moderne tecnologie. Ancora non sappiamo se somiglierà più alle camere descritte nella prima o nella seconda vulgata: è probabile che potremo passare da una funzione all’altra tramite un pratico telecomando. Le prime camere degli echi funzionanti saranno installate in alberghi di lusso e parchi di divertimento, ma non si escludono versioni per l’uso domestico. Anzi, già si pensa alla miniaturizzazione, con versioni da salotto e addirittura tascabili. La camera degli echi del ventunesimo secolo, di fatti, sarà minuscola e prodotta in decine di milioni di esemplari, oppure unica, gigantesca, e in grado, grazie all’ausilio di una rete di satelliti, di inglobare l’intero pianeta.

venerdì 18 settembre 2009

Cinéma Belial: Mary and Max

Mary and Max (Australia 2009), scritto e diretto da Adam Elliot.

Il cinema d’animazione per adulti (leggasi: non strettamente per bambini) ha un pubblico? I distributori italiani sembrano dubitarne. Eppure, se ieri sera uno solo di questi signori – che immagino troppo impegnati per vedere tutti i film ai quali negano la diffusione – avesse messo piedi nella sala grande del teatro Dal Verme (1400 posti), si sarebbe dovuto accontentare di un posto a sedere sui gradini. È la prima volta in quattordici anni che gli organizzatori del Milano Film Festival ammettono al concorso per lungometraggi un film d’animazione. Trattasi di Mary and Max, opera prima dell’australiano Adam Elliot, ignorato dalla distribuzione italiana e proiettato ieri in anteprima nazionale. La risposta del pubblico? Sala gremita, scrosci di applausi.




«Una bimba australiana a colori e un ebreo di New York in bianco e nero, diventano per caso due amici di penna surreali», ci informa il programma del MIFF. Il termine “surreali” è fuoriposto nella frase quanto la virgola, ma la sinossi è almeno efficace nel dare un’idea della semplicità del soggetto. Economico nella durata, nelle ambientazioni e nel numero di personaggi, Mary and Max riesce comunque ad essere spettacolare e spassoso grazie alla magistrale animazione in stop motion e a una sceneggiatura spregiudicata.

Elliot ha avuto il coraggio, ancora relativamente raro, di inserire in un film d’animazione rappresentazioni dell’alcolismo, della malattia mentale e del sesso – tutto questo senza aggiungere un grammo alla leggerezza del film, complice una raffica di gag visive e verbali. Ancora più azzardato, e splendidamente fortunato, è il deliberato abuso della voce narrante e delle voci fuoricampo dei due personaggi (attraverso l’escamotage dell’epistolario). Qualsiasi manuale di sceneggiatura consiglia, per evidenti ragioni, di moderare l’uso di queste tecniche narrative; Elliott le usa per tutti i novanta minuti, eppure il film non perde ritmo né humour nemmeno per un secondo.

Banale, ma comunque funzionale, la scelta delle musiche. Philip Seymour Hoffmann dà la voce a Max, Tony Collette a Mary.




È tutt’altro che improbabile, visti i film concorrenti, che la giuria del MIFF ratifichi l’entusiasmo degli spettatori. Si potrebbe malignare che, in un concorso di opere prime e seconde di carneadini internazionali, Elliot ha gioco facile. L’australiano ha già portato a casa un Oscar per l’animazione col corto Harvey Krumpet, e Mary and Max è stato il primo film d’animazione di sempre ad aprire un’edizione del Sundace. Ma al di là dei trascurabili esiti della competizione, questa prima proiezione di Mary and Max ha chiarito un dubbio: il pubblico c’è. E la distribuzione?

venerdì 4 settembre 2009

Racconti: Kontroll

Prosegue la belializzazione degli scritti del Malabaila - i testi saranno infine raccolti in appendice al Meridiano (volume secondo) che compila "romanzi e racconti" dell'autore torinese. Questa volta è il turno del romanzo "L'amore ci farà a pezzi", riscritto nel rispetto di quell'efferata tradizione postmoderna che consiste nel dar voce ai di personaggi marginalizzati nel testo originale, assumendone il punto di vista... [Pdf]


Puonciorno. Io zono Gunter Adolf Van Wolfensteinschloß, barone di Döppeldunkelbier. Io fiene fostro paese maccaroni Italia per fare Fendetta!

Io fiene e fa akkampamento in kampagna fuori città di Thorino. Io dorme in tenta prestata da Zio, tenta originale di ufficiale tetesco 1939, molto pella dekorazione di swastika sopra tenta di Zio. Qvuesta mattina Io prepara pikkola kolazione a pase di würstel cinkiale und scatola krauten bier, qvando un intigeno zi introduce in akkampamento. Supito itentifiko lui: fecchio fumatore di Pipa, nome Ricoperto Cammarino forse italiano terrone kollezionista und rifenditore di antikvariaten, oder ex fassista tratitore italiano spia. Esso osserfa mit ammirazione mein felifolo perzonale – fedele replika di aeroplano Messerschmitt Bf 109, io stesso coztruito con mie mani in età di funfzig jahre – und pella tenta di Zio, kompletamente reztaurato.

Io kontento lui ammira mio eqvipaggiamento, aber qvando lui difenta troppo kurioso, qvando lui guarda mia Makkinadimorte, allora Io punta lui in faccia mia Luger P08 di 1944 – semiautomatika und perfettamente funzionante. Esso tomanta ze Io kollezionista di ropa del Terzo Reich, ke kosa, urlo, Io sono Terzo Reich! A kvel punto fecchio fumatore italiano di Pipa fucce attraverso kampi cade in fango e urla mentre Io spara lui attosso und rito molto di lui. Poi Io mangia kolazione und intossa astuto trafestimento.

Ora Io foglio parlare di meine fidanzata und futura sposa Monika. Monika è Fräulein di non nopile famiglia aber pura razza ariana. Monika cioca Tennis. Monika è puona racazza, puona dice voi italianen qvando Fräulein ha große tette, ja? Monika molto puona racazza.

Però Monika non puona con Me, Monika mette me Korna. Und non dice korna piccole di kapretto, nein, grande Korna, grandissima Korna di Steinbak, di renna di Finlandia. Io non kapisce perché lei mette me Korna. Io è Übermansch. Io muskoli wunderbar, ja, Io spacca Montagna Incantata mit una sola Mann, Io intellighenzia superiore, Io Inceniere militare aeroautika, jawohl!, Io infinita ricchezza, infinito tanaro, capisce? Und Io grande motestia, anke.

Aber Monika mette me Korna. Qvando Monika gioca tennis in Italia, io rimane in kastello di famiglia in Döppeldunkelbier, aber sempre manda schpie perché segue Monika, Io sempre fuole Kontroll. Un ciorno Io è in torre ofest di Kastello, Io lafora a nufa makkina praezision, Makkinadiskuoiacinkiale, ja? Poi giofane paggetto Filipp pussa a mia porta und dice Monika mette me Korna, dice Monika mette te korna con manciaspachetti! Io allora fa Sturm und Drang, io prente giofane paggetto Filipp per piondi capelli und scarafenta lui giù di torre ofest di Kastello. Io decide buttare anke Monika giù di torre ofest, aber Nonno Sigrifido dice no Gunter Adolf, tu non ti arrappia kon tonna, dice Nonno Sigfrido, è normale che tonna mette te korna, spieca Nonno Sigfrido, tutte tonne è skvaltrine!

Io zupito kapisce grande racione Nonno Sigfrido, aber Io non fuole grosse Korna in testa, Io fuole Sturm und Drang fare und supito. Allora Nonno Sigfrido da me lipro, non lipro Tetesco, amerikanolipro! Io domanda a Nonno perché lui dà me lipro di nazione perfertita und piena di kospirazione epraica, in amerika ogni tonna è prostituta und ogni uomo pederasten, ma Nonno ortina lecci qvesto lipro Der scharlachrote Buchstabe.

Io allora lecce storia di doktor Chillingworth. Doktor Chillingworh apita in prutto regno di Pretagna, aber possiede moglie in amerika. E kvando doktor Chillingworth va amerika, trofa moglie ha messo lui grandi, grandissime Korna di toro kastrato. Ora Moglie ha Figliadialtrouomo aber nessuno sa ki. Per fortuna doktor Chillingworth grande intellighenzia, lui supito scopre ke amante sua Moglie è in realtà Prete. Allora cosa fa doktor Chillingworth? Fa lui Sturm und Drang? NEIN! Doktor Chillinworth grande pazienza. Lui difenta amiko und mediko di Prete, lui ciorno dopo ciorno affelena Prete. Doktor Chillingworth è qvasi meglio di doktor Faustus, und dopo qvalke anno di feleno Prete finalmente muore.

Io kapisce grande insegnamento di lipro amerikano und non lafora più Makkinadiskuoiakinchiale. Io fa altra makkina più perfetta, makkina di astuta Fendetta, Makkinadimorte. Intanto schpie da me tutta informazionen su mio affersario. Esso non è Prete, esso finge se stesso Giocatore Tennis und Schrittore, aber è soltanto vile doncifanni italiano latino, uomo chiamato con nome di tonna Andrea. Spie dice me ke lui mai askolta musika di uomo (Wagner oder Rammstein), no, lui askolta decenerati Öasis di regno pritannico. Schpie dà me foto di lui a concerto di Gut Charlotte, lui paca piglietto di Gut Charlotte, lui mostra se stesso senza fergogna in pubblico di Gut Charlotte! Das ist inaccettabile!!! Io guarda sua foto: esso tince suoi capelli biondo und kolora sua faccia pianco, aber io fede chiaramente segni di giudaismo mescolato kon negro und russo sangve stalinista. Io sorprende Monika non capisce lui finto ariano!

Dunqve io lafora ciorno und notte a Makkinadimorte, e qvanto fede lei funziona molto pene, supito karika lei su mio Messerschmitt replika und schnell fola a fostro paese Italia – dofe Europa inizia somigliare Afrika. Io installa ratiotelefono di kampo, autentiko di 1942, und telefona Andrea. Lui rizponde Pronto, io dice Puociorno. Io allora dice lui mio fintonome, Johan Schmidt, Io dice lui Io sono rappresentante di Spielberg GmbH, grande ditta tetesca di Makkinedisportprofessionalen. Io presenta lui nuofo prodotto, makkina di allenamento tennis, nuofa Makkinasparapallinen. Io dice Spielberg Gmbh fuole lui per testimonial pupplicità italiana Makkinasparapallinen; Io dice se tu fiene domani in Kampotennis Thorino ore Qvindici noi fotografa te poco e paca te molto Euro. Und Andrea cade in astuta trappola, natürlich.

Kosì io va in Kampotennis Thorino ore Qvattordici und installa Makkinasparapallinen und Fotokamera. In qvesto moto, kvando Andrea arrifa, lui penza che makkina spara pallinen e lui colpisce pallinen con rakketta, come normale allenamento Tennis. Aber qvesto non è normale allemento tennis und Makkinasparapallinen è in realtà Makkinadimorte apilmente kamuffata! Io tolto pikkolo motore di Makkinasparapallinen elettriko und messo grosso tetesco Motore Porsche potenza 3000 penzina. Kosì kvando Makkina spara pallina (io ha riempito molta pallinen mit piombo fuzo) Andrea non ripatte palla con rakketta, no! Palla puca rakketta! Palla puca praccio di Andrea! Palla puca suo petto, und fa esplotere sua testa, und pezzi di cerfella fola per tutto Kampotennis Thorino. Intanto io fotografa sua sangvinosa morte und rite. Prima ke arrifa maccarone di Polizei italiana io già fola su mio molto pello Messerschmitt replika sopra Alpen, e kvando io atterra in Döppeldunkelbier fa grande panketto Birra salsiccia puttane.

Qvesto è il piano. Aber ad ore Qvindici und dieci minuten Andrea ancora non è in Kampotennis Thorino. Lui arrifa mit venti minuten Ritarto und non fiene solo, Monika fiene con lui! Io li fedo si afficinano un lui pacia Monika lui mette mano sopra suo kulo. Inaccettapile! Io fa subito Sturm und Drang. Io non aspetta ke lui entra in kampo, supito accende Makkinasparapallinen und palline pukano la rete und fanno crollare Torredilegnodiarpitro, und fa esplotere automobile Andrea (Makkina con nome di tonna) und distrucce fetrina di par. Aber io non riesce a kolpire lui, Monika urla mio nome und skappa und anche Andrea corre fia, figliacco gli urlo ma non serfe a niente. Makkinsparapallinen continua distruccere tutto, kase iniziano a prendere fuoco e crollare (gittata di pallinen è tre kilometri), gente urla e si putta da finestre.

All’improffiso, da fumo di macerie esce mostro di acciaio. Io non crede miei okki: esso è originale sofietico OT-130 panzer leggero mit lanciafiammen, panzer di seconta Gverra kompletamente restaurato. Makkinasparapallinen non può fermare esso, OT-130 sofietico komunista si afficina, ferma kon lanciafiamme puntato su me. Si apre potola, esce pikkolo uomo. Io fede lui è Ricoperto Cammarino fecchio fumatore di pipa di qvesta mattina italiano. Lui parla in megafono americano oricinale 1945, lui dice tu non muofere, tu cirkondato, tu arrente in nome di Associazione Nazionale Di Italia Kollezionisti Antikvariato Pellico. Alle mie spalle io sente chiaramente afficinarsi italiano panzer pesante P40 di 1941, mezzo anfibio pritannico LVT di 1944, und sopra mia testa fola tetesco elikoptero Flettner FI282 Kolibri 1943. Tutti kvesti mezzi è perfettamente funzionante kome nuofo und reztauraten. Io kapisce Io kaputt.

Arrenderzi?, dice Io, ciammai! Heil Hitler! Fatefi sotto! Ciorno ke io mi fa uccitere di panda fecchi italiani collezionisti di pipa forrà dire ke Germ

martedì 1 settembre 2009

Biografie Potenziali: L'Appestato

Hector L. Belial è recentemente scomparso, vittima - secondo i medici - della Nuova Influenza. L'autore, che vantava dubitabili origini uzbeke, sarebbe stato contagiato all'ospedale San Pancrazio di Buduar, dove si trovava ricoverato in seguito ad un grave incidente d'auto.


-Il Belial-, racconta di dr. Prurito, laureato per corrispondenza all'università di Livorno, -di ritorno da una serata di sensibilizzazione contro la vendita dell'alcol ai minorenni, si era messo alla guida della propria autovettura nel più adeguato stato d'ebbrezza. La rovinosa uscita di strada nei pressi di un burrone gli ha provocato lesioni gravi alla spina dorsale, fratture multiple ad entrambe le braccia, l'amputazione della gamba sinistra, ustioni di terzo grado su metà del corpo, difficoltà respiratorie, danni permanenti all'udito e alla vista, nonché la rottura dell'unghia dell'alluce destro.-. La causa del decesso, tuttavia, non sarebbe imputabile ai postumi dell'incidente. -Il paziente-, conferma Prurito, -si trovava ormai fuori pericolo, in chiara via di guarigione.-. I sintomi dell'influenza A erano evidenti: -Era presente la mia equipe al completo, loro glielo confermeranno. Prima di registrare l'arresto cardiaco, l'abbiamo sentito starnutire.-.

Un altro decesso illustre ascrivibile alla Nuova Influenza, dunque, che va ad aggiungersi a quello del beneamato José "Cabron" Jimenez, beneamato produttore di sigari e comico del cinema muto passato a miglior vita la settimana scorsa. Jimenez, ecuadoregno, centododici anni e due polmoni artificiali, rientra negli annali della medicina moderna tra le vittime di complicazioni respiratorie dovute all'influenza A. Anche Fernanda Pivano, le cui esequie si sono svolte recentemente, non è stata colpita dal terribile virus. Frattanto, i 22 Boy Scout di Novi Ligure contagiati durante una vacanza-trasformata-in-tragedia in Galles, non sono stati decimati dalla Nuova Influenza.

Durante la sua ultima intervista, apparsa il mese scorso sulla rivista britannica Mojo, Belial aveva dichiarato: -Non ho la minima intenzione di vaccinarmi contro questa scemenza suina, o neoinfluenza o raffreddore A, come diavolo la vogliate chiamare. Sono nato a un anno dal disastro di Chernobyl, senza che le radiazioni mi provocassero nessun esubero nel numero di gambe e braccia. Ho commesso la follia di mangiare carne bovina - e più di una volta! - durante gli anni della mucca pazza, e sono miracolosamente sopravvissuto. E' clamoroso: non sono stato attaccato dall'aviaria, nessuno ha tentato di avvelenarmi con l'antrace, e, come se non bastasse, sono riuscito a non contrarre la SARS. Devo avere almeno un santo in paradiso, perché la terrificante epidemia di meningite, che ha distrutto un'intera generazione, mietendo milioni di miei coetanei, non mi ha nemmeno sfiorato. Sono sopravvissuto a tutto, sopravviverò anche a questo.-.
-La medicina ci insegna da sempre ad avere fede e a non sfidare la sorte.-, conclude con amarezza accademica il dr. Prurito.