venerdì 4 settembre 2009
Racconti: Kontroll
Prosegue la belializzazione degli scritti del Malabaila - i testi saranno infine raccolti in appendice al Meridiano (volume secondo) che compila "romanzi e racconti" dell'autore torinese. Questa volta è il turno del romanzo "L'amore ci farà a pezzi", riscritto nel rispetto di quell'efferata tradizione postmoderna che consiste nel dar voce ai di personaggi marginalizzati nel testo originale, assumendone il punto di vista... [Pdf]
Puonciorno. Io zono Gunter Adolf Van Wolfensteinschloß, barone di Döppeldunkelbier. Io fiene fostro paese maccaroni Italia per fare Fendetta!
Io fiene e fa akkampamento in kampagna fuori città di Thorino. Io dorme in tenta prestata da Zio, tenta originale di ufficiale tetesco 1939, molto pella dekorazione di swastika sopra tenta di Zio. Qvuesta mattina Io prepara pikkola kolazione a pase di würstel cinkiale und scatola krauten bier, qvando un intigeno zi introduce in akkampamento. Supito itentifiko lui: fecchio fumatore di Pipa, nome Ricoperto Cammarino forse italiano terrone kollezionista und rifenditore di antikvariaten, oder ex fassista tratitore italiano spia. Esso osserfa mit ammirazione mein felifolo perzonale – fedele replika di aeroplano Messerschmitt Bf 109, io stesso coztruito con mie mani in età di funfzig jahre – und pella tenta di Zio, kompletamente reztaurato.
Io kontento lui ammira mio eqvipaggiamento, aber qvando lui difenta troppo kurioso, qvando lui guarda mia Makkinadimorte, allora Io punta lui in faccia mia Luger P08 di 1944 – semiautomatika und perfettamente funzionante. Esso tomanta ze Io kollezionista di ropa del Terzo Reich, ke kosa, urlo, Io sono Terzo Reich! A kvel punto fecchio fumatore italiano di Pipa fucce attraverso kampi cade in fango e urla mentre Io spara lui attosso und rito molto di lui. Poi Io mangia kolazione und intossa astuto trafestimento.
Ora Io foglio parlare di meine fidanzata und futura sposa Monika. Monika è Fräulein di non nopile famiglia aber pura razza ariana. Monika cioca Tennis. Monika è puona racazza, puona dice voi italianen qvando Fräulein ha große tette, ja? Monika molto puona racazza.
Però Monika non puona con Me, Monika mette me Korna. Und non dice korna piccole di kapretto, nein, grande Korna, grandissima Korna di Steinbak, di renna di Finlandia. Io non kapisce perché lei mette me Korna. Io è Übermansch. Io muskoli wunderbar, ja, Io spacca Montagna Incantata mit una sola Mann, Io intellighenzia superiore, Io Inceniere militare aeroautika, jawohl!, Io infinita ricchezza, infinito tanaro, capisce? Und Io grande motestia, anke.
Aber Monika mette me Korna. Qvando Monika gioca tennis in Italia, io rimane in kastello di famiglia in Döppeldunkelbier, aber sempre manda schpie perché segue Monika, Io sempre fuole Kontroll. Un ciorno Io è in torre ofest di Kastello, Io lafora a nufa makkina praezision, Makkinadiskuoiacinkiale, ja? Poi giofane paggetto Filipp pussa a mia porta und dice Monika mette me Korna, dice Monika mette te korna con manciaspachetti! Io allora fa Sturm und Drang, io prente giofane paggetto Filipp per piondi capelli und scarafenta lui giù di torre ofest di Kastello. Io decide buttare anke Monika giù di torre ofest, aber Nonno Sigrifido dice no Gunter Adolf, tu non ti arrappia kon tonna, dice Nonno Sigfrido, è normale che tonna mette te korna, spieca Nonno Sigfrido, tutte tonne è skvaltrine!
Io zupito kapisce grande racione Nonno Sigfrido, aber Io non fuole grosse Korna in testa, Io fuole Sturm und Drang fare und supito. Allora Nonno Sigfrido da me lipro, non lipro Tetesco, amerikanolipro! Io domanda a Nonno perché lui dà me lipro di nazione perfertita und piena di kospirazione epraica, in amerika ogni tonna è prostituta und ogni uomo pederasten, ma Nonno ortina lecci qvesto lipro Der scharlachrote Buchstabe.
Io allora lecce storia di doktor Chillingworth. Doktor Chillingworh apita in prutto regno di Pretagna, aber possiede moglie in amerika. E kvando doktor Chillingworth va amerika, trofa moglie ha messo lui grandi, grandissime Korna di toro kastrato. Ora Moglie ha Figliadialtrouomo aber nessuno sa ki. Per fortuna doktor Chillingworth grande intellighenzia, lui supito scopre ke amante sua Moglie è in realtà Prete. Allora cosa fa doktor Chillingworth? Fa lui Sturm und Drang? NEIN! Doktor Chillinworth grande pazienza. Lui difenta amiko und mediko di Prete, lui ciorno dopo ciorno affelena Prete. Doktor Chillingworth è qvasi meglio di doktor Faustus, und dopo qvalke anno di feleno Prete finalmente muore.
Io kapisce grande insegnamento di lipro amerikano und non lafora più Makkinadiskuoiakinchiale. Io fa altra makkina più perfetta, makkina di astuta Fendetta, Makkinadimorte. Intanto schpie da me tutta informazionen su mio affersario. Esso non è Prete, esso finge se stesso Giocatore Tennis und Schrittore, aber è soltanto vile doncifanni italiano latino, uomo chiamato con nome di tonna Andrea. Spie dice me ke lui mai askolta musika di uomo (Wagner oder Rammstein), no, lui askolta decenerati Öasis di regno pritannico. Schpie dà me foto di lui a concerto di Gut Charlotte, lui paca piglietto di Gut Charlotte, lui mostra se stesso senza fergogna in pubblico di Gut Charlotte! Das ist inaccettabile!!! Io guarda sua foto: esso tince suoi capelli biondo und kolora sua faccia pianco, aber io fede chiaramente segni di giudaismo mescolato kon negro und russo sangve stalinista. Io sorprende Monika non capisce lui finto ariano!
Dunqve io lafora ciorno und notte a Makkinadimorte, e qvanto fede lei funziona molto pene, supito karika lei su mio Messerschmitt replika und schnell fola a fostro paese Italia – dofe Europa inizia somigliare Afrika. Io installa ratiotelefono di kampo, autentiko di 1942, und telefona Andrea. Lui rizponde Pronto, io dice Puociorno. Io allora dice lui mio fintonome, Johan Schmidt, Io dice lui Io sono rappresentante di Spielberg GmbH, grande ditta tetesca di Makkinedisportprofessionalen. Io presenta lui nuofo prodotto, makkina di allenamento tennis, nuofa Makkinasparapallinen. Io dice Spielberg Gmbh fuole lui per testimonial pupplicità italiana Makkinasparapallinen; Io dice se tu fiene domani in Kampotennis Thorino ore Qvindici noi fotografa te poco e paca te molto Euro. Und Andrea cade in astuta trappola, natürlich.
Kosì io va in Kampotennis Thorino ore Qvattordici und installa Makkinasparapallinen und Fotokamera. In qvesto moto, kvando Andrea arrifa, lui penza che makkina spara pallinen e lui colpisce pallinen con rakketta, come normale allenamento Tennis. Aber qvesto non è normale allemento tennis und Makkinasparapallinen è in realtà Makkinadimorte apilmente kamuffata! Io tolto pikkolo motore di Makkinasparapallinen elettriko und messo grosso tetesco Motore Porsche potenza 3000 penzina. Kosì kvando Makkina spara pallina (io ha riempito molta pallinen mit piombo fuzo) Andrea non ripatte palla con rakketta, no! Palla puca rakketta! Palla puca praccio di Andrea! Palla puca suo petto, und fa esplotere sua testa, und pezzi di cerfella fola per tutto Kampotennis Thorino. Intanto io fotografa sua sangvinosa morte und rite. Prima ke arrifa maccarone di Polizei italiana io già fola su mio molto pello Messerschmitt replika sopra Alpen, e kvando io atterra in Döppeldunkelbier fa grande panketto Birra salsiccia puttane.
Qvesto è il piano. Aber ad ore Qvindici und dieci minuten Andrea ancora non è in Kampotennis Thorino. Lui arrifa mit venti minuten Ritarto und non fiene solo, Monika fiene con lui! Io li fedo si afficinano un lui pacia Monika lui mette mano sopra suo kulo. Inaccettapile! Io fa subito Sturm und Drang. Io non aspetta ke lui entra in kampo, supito accende Makkinasparapallinen und palline pukano la rete und fanno crollare Torredilegnodiarpitro, und fa esplotere automobile Andrea (Makkina con nome di tonna) und distrucce fetrina di par. Aber io non riesce a kolpire lui, Monika urla mio nome und skappa und anche Andrea corre fia, figliacco gli urlo ma non serfe a niente. Makkinsparapallinen continua distruccere tutto, kase iniziano a prendere fuoco e crollare (gittata di pallinen è tre kilometri), gente urla e si putta da finestre.
All’improffiso, da fumo di macerie esce mostro di acciaio. Io non crede miei okki: esso è originale sofietico OT-130 panzer leggero mit lanciafiammen, panzer di seconta Gverra kompletamente restaurato. Makkinasparapallinen non può fermare esso, OT-130 sofietico komunista si afficina, ferma kon lanciafiamme puntato su me. Si apre potola, esce pikkolo uomo. Io fede lui è Ricoperto Cammarino fecchio fumatore di pipa di qvesta mattina italiano. Lui parla in megafono americano oricinale 1945, lui dice tu non muofere, tu cirkondato, tu arrente in nome di Associazione Nazionale Di Italia Kollezionisti Antikvariato Pellico. Alle mie spalle io sente chiaramente afficinarsi italiano panzer pesante P40 di 1941, mezzo anfibio pritannico LVT di 1944, und sopra mia testa fola tetesco elikoptero Flettner FI282 Kolibri 1943. Tutti kvesti mezzi è perfettamente funzionante kome nuofo und reztauraten. Io kapisce Io kaputt.
Arrenderzi?, dice Io, ciammai! Heil Hitler! Fatefi sotto! Ciorno ke io mi fa uccitere di panda fecchi italiani collezionisti di pipa forrà dire ke Germ
domenica 26 aprile 2009
Racconti: Una Sera al Drive-in
Una divertita belializzazione dell'omonimo racconto di Andrea Malabaila. [Pdf]
El Niño aveva appena fatto saltare le cervella di Jason Smith ed attivato il detonatore che avrebbe inizializzato l’esplosione delle Manifatture Smith Ltd. quando mise piede nel California Snack Bar. Il killer professionista, unico cliente nel locale in chiusura, si presentò come Earl Grey, esattore fiscale. Ordinò una birra ghiacciata e quell’ultima fetta di crostata alle ciliegie che la cameriera, una rossa, avrebbe altrimenti dovuto buttare.
Joe Badalamenti aveva avuto un’autentica giornata di merda. Aveva guidato il camion per 400 fottute miglia, nella pioggia e nella polvere, chiuso in una motrice puzzolente tappezzata di pin-up ritagliate dai più sudici giornaletti d’America, eppure tenendo sotto gli occhi l’unica foto che presentasse una donna vestita, ovvero la sua ragazza, Stella Robertson. Gli mancava giusto un pugno di miglia per tornare a strizzare quella fichetta quando un lurido sbirro aveva partorito la pensata di fermarlo per eccesso di velocità. Porca troia! Badalamenti l’avrebbe preso a calci, lo stronzo, ristrutturandogli la testa col cric, e l’avrebbe fatto, perdio, se il poliziotto, vedendolo saltare giù dalla motrice, due metri di cristiano con un diavolo per capello ed una spranga d’acciaio deforme salda nella mano destra, non si fosse pisciato sotto, lasciando ripartire il camionista con un semplice ammonimento.
Stella Robertson aveva venticinque anni, un sottopagato lavoro al banco del California, ed un fidanzato che stava accumulando un notevole ritardo sull’orario fissato per l’appuntamento. Così, quando il cliente vestito da becchino si presentò con un nome britannico ed un biglietto da visita con simboli ministeriali, l’idea di vendicarsi di Joe le sembrò inevitabile quanto la morte e le tasse. Servì Grey con un sorriso che avrebbe soddisfatto le curiosità di un odontotecnico, e che non venne meno neanche quando notò la macchia di sangue sul suo colletto. Non le importò, a quel punto, della bugia di Grey a proposito di un incidente di rasatura, ma della sua mano, della rapidità e della forza con cui aveva afferrato quella di lei prima ancora che riuscisse a sfiorargli la camicia, senza lasciarla andare, nemmeno quando Joe entrò sbattendo la porta a vetri.
Mentre parcheggiava di fronte al California Snack Bar, mentre, attraverso la vetrina, gli toccò di vedere quella troia della sua donna fare la scema col primo stronzo che passava per una birra, Joe Badalamenti ricordò le parole che suo padre gli aveva ripetuto per anni, e forse per la prima volta riuscì ad afferrarne il significato profondo. «Quando vai con le donne, non dimenticare il bastone». La mano di Stella era ancora in quella dello stronzo in giacca e cravatta quando Joe tirò fuori il machete.
La nuova Buick Special quattro porte morì ancora tre volte prima che Rupert Blavatski riuscisse a parcheggiarla correttamente al drive in. Ricordò le parole che suo padre gli aveva ripetuto per tutto il giorno, prima di prestargli l’automobile fresca di concessionario: «Andare con una donna non è diverso dall’andare in macchina. Certo, se non riesci nemmeno a mettere in moto…». Il volante, ora, gli tremava sotto le mani, le lenti degli occhiali erano appannate di un sudore che il sontuoso impianto d’aria condizionata non riusciva a raffreddare. Tentò di calmarsi, ma mentre cercava di spegnere l’autoradio dalla quale Bill Haley continuava ad urlare il suo ingenuo rock ‘n’ roll gli partì un colpo di clacson che gli valse più di un’occhiata feroce dagli abitacoli vicini. Sullo schermo comparve il titolo del film: Donne-Gatto della Luna. Seduta al suo fianco, Susy Smith infilò gli occhiali 3D realizzando che il primo appuntamento con Rupert correva seriamente il rischio di essere anche l’ultimo.
Stella lanciò un grido mentre la lama di Joe calava su El Niño, ma il killer, rapido come l’inferno, riuscì a schivare il colpo, la lama penetrò nel legno del bancone, mentre El Niño castigava il camionista con un destro sulla mandibola e un calcio ben assestato in pieno stomaco; il povero diavolo non aveva ancora fatto in tempo a piegarsi in due per il dolore che già l’assassino aveva estratto la pistola puntandogliela dritta alle palle. «Ti do trenta secondi per portare il culo fuori dalla mia vista, amico». Joe ne impiegò ventisette, per far uscire la motrice dal parcheggio del California; per allora, la lingua di Stella Robertson stava già saldamente nella gola del killer.
Le lenti bicromatiche degli occhiali 3D rendevano Rupert sostanzialmente cieco, ma non occorreva guardare il film per capire che si trattava di una stronzata. Del resto Rupert comprendeva che non era un problema di diottrie o di quelle ridicole tute spaziali, il problema era il silenzio che lo divideva da Susy, Cristo santo, doveva pur dirle qualcosa, ma cosa? Il discorso sull’eccitante possibilità di colonizzare la luna non aveva riscosso l’interesse della ragazza, e del resto Rupert era arrivato a credere che a Susy non importasse poi molto della fantascienza; certo leggeva molto, ma che genere di libri? Magari aveva letto anche lei quel racconto di Checov in cui uno stalliere non riesce a confessare il suo amore alla ragazza, anzi lo dichiara ma in seguito non riesce ad agire oltre, beh forse non era veramente uno stalliere ma il succo era che a causa della sua timidezza i due vivevano vite separate ed insipide ed un bel giorno si ritrovavano vecchi ed incapaci di amarsi, e mio Dio! Che Susy avesse letto quel racconto o meno, non era certo il caso di parlargliene! Così Rupert attaccò un discorso paranoico sull’aria condizionata della Buick.
El Niño guidava una Porsche 356 American Roadster nera, e Stella non se lo fece ripetere due volte, prima di chiudere il locale e saltarci dentro. Fuggivano nell'ombra della sera d’estate, rinfrescata dai pini che scorrevano lungo la strada, entrambi immersi nei propri pensieri – lei cercava di ricordare la programmazione del drive in, lui di immaginare come si sarebbe sbarazzato della ragazza dopo averla portata a letto - così non si accorsero che Joe li aspettava al bivio, né che la motrice si era lanciata all’inseguimento della Porsche, guadagnando rapidamente terreno, nessuno dei due ci fece caso, fino a che Joe non li tamponò violentemente.
«Sai, Susy, questo sistema di aria condizionata che montano su tutte le Buick, è sviluppato separatamente dalla vettura, presso stabilimenti segreti nell’Oregon e brevettato in tutti i paesi del mondo. Ora, come mai tanta segretezza attorno a un sistema per rinfrescare l’aria? Supponiamo per un istante che non sia progettato esclusivamente per rendere la guida più confortevole. Immaginiamo le sue tubature interne, costantemente refrigerate, e sagomate in modo da costituire il perfetto habitat per una coltivazione artificiale di potenti bacilli portatori di una malattia mortale. I bacilli maturi sono espulsi automaticamente dal condizionatore, diffusi nell’abitacolo, inspirati dal conducente e dai passeggeri, cioè da noi, Susy, da me e da te. E provocano una forma incurabile di polmonite fulminante latente, che può ucciderci in un istante e del tutto casualmente tra dieci anni o diciassette secondi, così, senza che ci si possa fare assolutamente niente… se fosse così, Susy, se fossimo ormai condannati dal complotto farmaco-sovietico-automobilistico internazionale, non mi baceresti? Non mi baceresti ora? Perché potrebbe non esserci una seconda occasione». Susy era ancora immobile con l’incertezza sulla mandibola pendente quando l’esplosione della fabbrica di suo padre insanguinò l’orizzonte.
Joe sghignazzò sadicamente mentre la fuoriserie usciva di carreggiata sollevando un nuvolone di polvere. Ma El Niño non era ancora fuorigioco: il killer si aggrappò al volante e riuscì a riportare le gomme sull’asfalto, mentre Stella urlava e sanguinava dal naso. Joe allora tornò a premere sull’acceleratore, ma questa volta lo scatto della fuoriserie la salvò dallo speronamento. L’insegna al neon del drive-in si stagliava tra la vegetazione, eppure lo sguardo del killer non era più rivolto alla strada, ma fisso sul volto dell’avversario, che ora lo affiancava sulla corsia di sorpasso, tamponandolo di lato, mentre il duello raggiungeva l’apice della velocità. El Niño voleva vederlo in faccia, il becco, voleva vedere la sua paura nell’istante in cui avrebbe tirato il freno a mano.
Susy non scoppiò a piangere né si mise ad urlare, ma il fiato le si fece corto, e Rupert la sentì appena, quando gli ordinò di portarla alle Manifatture Smith. Subito. Anche da quella distanza, si capiva che le proporzioni dell’incendio erano disastrose e che le fiamme non potevano che provenire dallo stabilimento del padre di Susy. Per la prima volta Rupert vide davanti a sé quel destino manifesto di cui parlavano le antologie, sentì che una mano misteriosa gli offriva l’insperata possibilità di essere un uomo, di guidare finalmente da uomo, così trovò l'insperata forza di guardare la ragazza negli occhi e di esclamare: «Non ti preoccupare, piccola! Andrà tutto bene.» E roteando il volante col solo palmo sinistro, come se non avesse fatto altro per tutta la vita, uscì dal drive-in in retromarcia, fece fischiare le gomme nel bel mezzo della strada, e si preparò a piegare l’acceleratore a tavoletta. Ed il motore non morì, la marmitta non sbuffò, le marce entrarono una dopo l’altra, lisce come l’olio, mentre Rupert lanciava la macchina di suo padre al massimo delle prestazioni. Gli sarebbe stata sufficiente una manciata di minuti per raggiungere lo stabilimento della Smith, se il frontale con la motrice di un camion lanciata in contromano non l’avesse ammazzato sul colpo.
Dopo il freno a mano tirato all’improvviso, i tre testacoda successivi e la stridente mancia di gomma lasciata sull’asfalto, la prima immagine che Stella riuscì a distinguere davanti a sé fu la motrice di Joe. Ferma a cinquanta metri dalla Porsche di El Niño, e completamente circondata dalle fiamme. El Niño allora si spolverò la spalla destra, e rimise in moto, fermandosi per un istante di fronte alle carcasse incandescenti della motrice e della Buick bianca. «Dio mio!» disse Susy tra le lacrime, «c’erano due ragazzi, su quell’auto!».
«Non ci pensare. Sarebbero morti comunque», rispose tranquillamente El Niño, «ammazzati dall’aria condizionata». Susy si asciugò le lacrime. Lontano, ma non troppo, le sirene avevano ormai iniziato ad urlare.
«Che cosa faremo, ora?»
«Al drive-in danno Casablanca.»
«L’ho già visto… con Joe.»
«Allora battiamocela. Dicono che Tijuana sia bellissima, in questa stagione, ed è a sole duemila miglia da qui.»
L’auto imboccò l’autostrada, e fissando le linee tratteggiate perdersi nell’indistinto orizzonte notturno, ascoltando i motori e seguendo le scie evanescenti dei fanalini di coda di anime perdute sopra un fiume d’asfalto, Susy comprese che non aveva la minima idea di dove la strada la stesse portando. E per questo, per la prima volta, ringraziò Dio.
sabato 17 maggio 2008
Calligrammi, o cose del genere
Da sempre, Belial apprezza e promuove ogni genere d'uso improprio dell'alfabeto. Fonti: Ironic Sans, Epica Awards, Depero, Apollinaire
lunedì 26 novembre 2007
Divertissement: Tautogrammi
Alcuni anni fa avevo ancora altre amiche, apparte Angela. Allora, allontanatici assieme dall'asfissiante aria di Arcore, andavamo in auto alle assolate alture appeniniche. All'autogrill assaggiavamo avocados, alcuni acerbi, altri addirittura aspri. Arrivati all'altopiano, adoravamo ammirare gli augelli: arditi, aprivano le ali, alzandosi su altissimi alberi d'abete. Ardimentosi, amoreggiavano tra aceri che affiancavano austere abitazioni d'adobe, fin all'alba.
Calai la china dal calamaio alla carta, chiedendomi come cominciare. Così mi cimentai in componimenti in C, tra cui: "Carlo, col cellulare con credito calante, chiamò comunque Chiara, credendo, caparbiamente, di chiederle di chiudere celermente la conversazione, convinto di creare così il contesto per chiavarla. Chiaramente costei capì, e, costernata dal suo comportamento, commentò: Che colossale cazzone! calando con calma la cornetta."
Enrico ed Elena, entrambi ermafroditi elvetici, evasero gli erari europei, ed evitarono in extremis l'evirazione emigrando in Etiopia. E v'entrarono elegantemente, esibendo eccellenti ermellini. Là essi esponevano elefanti enormi, esportandone in Eritrea gli eventuali escrementi.
Scrivo 'ste stronzate in serie, ma solo se sono scarsamente sonnolento!
P.S. Siete invitati a partecipare al mio delirio postando i vostri tautogrammi!