mercoledì 6 febbraio 2008
Premio Belial: Biografia I di Afro P. Cilum
Hector Belial nasce il 24 Ottobre 1988, in una soleggiata giornata di autunno. Fin dai primi giorni rivela una tendenza naturale ai vizi, chiedendo in continuazione cibo, arrivando persino a chiedere il triplo della razione di un normale neonato pur essendo soltanto il 3° più grasso dell’ospedale.
Col tempo la sua natura ossessiva e stracciapalle si manifesta in tutto il suo splendore, costringendo la madre a veglie notturne date le urla, i pianti del figliolo ed il culo pesante del padre.
Passato il 3° anno di insonnia, la madre del suddetto affronta un crollo nervoso mai completamente curato che avrà effetti devastanti sulla crescita del figliolo. Fortunatamente il Belial è pazzo, per cui questi “effetti devastanti” si ridurranno a semplici “rotture di palle giovanili” comuni a molti bambini.
All’inizio del suo lungo percorso scolastico il Belial rivela la sua natura estremamente emotiva, passando le giornate aggrappato alla gonna della sua suora a piangere.
Con le scuole elementari il carattere estremamente introverso del Belial subisce un’ulteriore introversione, causandogli, almeno nei primi anni, problemi e delusioni. Fortunatamente dal 3° anno di elementari le cose migliorarono nettamente, portandolo vicino agli psicofarmaci.
Disgraziatamente nelle attività extrascolastiche, ovvero negli sport, si rivela essere l’equivalente umano dello scarafaggio stercoraro, essendo lui capace solamente di far girare le palle, ma mai dt segnare un gol o un canestro.
“È un Inetto!” diceva il suo allenatore di pallanuoto.
Alle medie fu pestato il primo giorno di scuola malgrado la sua mole.
Erroneamente considerato a rischio suicidio dalla maestra divenne il cocco di tutti, vezzeggiato e coccolato per far in modo di evitare un improbabile auto-eutanasia.
Alle superiori passò 3 anni di inferno, prima di rendersi conto di una fondamentale verità: il suo carattere era una merda. Allora lo cambiò con uno disponibile entro 24 ore su ebay.
Al 18° anno di età entrò in contatto con il mondo della droga e si rese conto dell’esistenza di una sfumatura non presente nel lessico dei giornalisti televisivi.
Ma poi con il tempo se ne dimenticò diventando un tossico.
L’università di Sviluppo e Cooperazione lo accolse a braccia aperte visto che nessuno sapeva della sua esistenza, e riuscì a laurearsi con il voto mediocre di 90.
Comunque riuscì con il tempo a provare diversi lavori, tra cui Intervistatore Telefonico, Animatore per Bambini, comunicatore ambientale, impiegato e spaltista, un lavoro che racchiude, a sentire il Belial, un’intera filosofia di vita.
Quale essa sia, rimane tutt’ora un mistero per i più.
Coniugando i suoi principali interessi, ovvero la scrittura e l’esibizionismo, nel medesimo anno conclude il suo primo romanzo, che si chiamava “Come infilarsi nel tanga di quella figa della vicina di casa senza rischiare il pestaggio da parte del ragazzo di lei, ossessivo e geloso”, ma la casa editrice preferì cambiarlo in “Saxophone street blues”.
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