Belial coltiva, tra gli altri, il vizio della scrittura. Ha scritto i romanzi Saxophone Street Blues (2008, Las Vegas) e Making Movies (2009, Las Vegas).

sabato 21 marzo 2009

Racconti Macabri: Il Regno a Venire

Prosegue, del tutto impunemente, l'unico appuntamento al quale nessuno di noi potrà tardare... [Pdf]


Accadde – fatto inconsulto nell’Italia contemporanea – che la nota soubrette s’innamorasse di un morto. La coppia destò il prevedibile scandaletto e diede un po’ di lavoro alle mai inflazionate malelingue. Non saremo certo noi, comunque, a parlar male di un morto. Anzi va detto, né mancò di notarlo la stampa mondana più accorta, che si trattava di un cadavere di tutto rispetto. D’impeccabile eleganza, dalla
prestanza statuaria (pur nei limiti del suo stato di conservazione), la salma si distingueva non poco dalla cricca di sportivi e palazzinari che costituivano l’usuale cerchia di accompagnatori della velina. Parco nella conversazione, la sua idiosincrasia per lo sproloquio costituiva un caso più unico che raro. Il sontuoso matrimonio fu allestito in tempi record.

Certo, nei primi tempi, a vederlo a spasso con la giovane sposa, faceva sensazione. I paparazzi non gli davano tregua, ma egli, nella tranquillità d’animo che lo contraddistingueva, non si sottrasse mai agli obiettivi. Frustrati dall’impossibilità di coglierlo in pose che non mostrassero la massima dignità, i fotografi smisero ben presto d’inseguirlo per le strade. Nel frattempo, però, le foto della coppia in automobile avevano fatto il giro del paese, riportando in voga un tipo di vettura – il carro funebre – solitamente poco apprezzata fuori dalla cerchia degli addetti ai lavori. L’autofunebre (specie se di fabbricazione tedesca) divenne, per qualche tempo, più popolare del SUV. Dapprima status symbol del bel mondo, non mancò di affascinare anche le casalinghe, le quali scoprirono, nell’ampio bagagliaio, un incomparabile aiuto nelle compere di tutti i giorni.

Poi, inevitabilmente, si iniziò a vedere nell’inedita coppia qualcosa di raccapricciante, ovvero il cattivo gusto della velina. La quale, nella sua usuale frivolezza, insisteva nel voler trascinare il dignitosissimo morto in ambienti ch’egli non poteva non sentire alieni: il club di grido, la boutique di Gucci, la beauty farm (le cui lampade regolarmente fallivano nel risuscitarne il colorito), il ponte dello yacht dell’amico, e via dicendo. Per la verità, tutti si erano ormai resi conto che l’impeccabile contegno del defunto era del tutto incompatibile con quello, banalmente sciatto, della ballerina. Si malignò molto sul fatto che, tra le molte virtù del marito, ella non apprezzasse che il rigor mortis. Il decadimento della sciacquetta, che già da mesi si dedicava a tempo pieno alla più plateale cornificazione del defunto, coincise con l’inizio della nuova stagione televisiva.
Epurata dai palinsesti, privata anche dell’ultima colonna di giornaletto da teenager in cui lamentarsi della freddezza del marito, seguitò per qualche tempo nelle sue tresche via via più squallide – il sedicente produttore cinematografico, l’imprenditore, il salumiere, il venditore d’auto usate, l’idraulico, il testimone di Geova, la centralinista del call center della carta di credito bloccata… Fallendo nel rompere l’oblio in cui il suo nome era stato gettato, sfiorita al punto da essere rifiutata ai provini di un film porno, ottenne il divorzio dal morto e tornò a vivere dalla madre.

La fortuna del morto, di contro, non accennò a scemare. Anzi l’interesse per il cadavere aumentò di prestigio: dalla cronaca rosa passò a quella politica. Ma questo morto sarà di destra o di sinistra? La domanda serpeggiava in seconda serata e nei corridoi di palazzo. Astensinista, democristiano, trasformista, bipartisan – ognuno interpretò il silenzio del morto a modo suo. Su una cosa si trovarono tutti d’accordo: sembrava il leader di partito ideale.

Carismatico, inflessibile, più ben conservato che buon conservatore, il suo humour era esclusivamente nero. In compenso, si trattava indubitabilmente di un uomo tutto d’un pezzo. Il personaggio adatto a riportare la serietà nell’arena politica italiana. Perfino senza un profilo su Facebook o dei video su Youtube, il morto era proiettato nel futuro – il futuro di tutti! – come nessun altro. Specchio ideale dell’elettore medio, il morto fu accolto in Roma da cortei e corone di fiori. Esordì impeccabilmente al Ministero della Cultura. Non sappiamo ancora quando, ma è ormai una certezza universalmente nota: il suo governo verrà. E, presumibilmente, non avrà fine.

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