Belial coltiva, tra gli altri, il vizio della scrittura. Ha scritto i romanzi Saxophone Street Blues (2008, Las Vegas) e Making Movies (2009, Las Vegas).

sabato 24 novembre 2007

Biografie Potenziali: Breve Storia del Veleno



Fino ad oggi, Hector Luis Belial ha conservato un atteggiamento di pynchoniana riservatezza nei confronti della propria vita privata. Tuttavia, l'autore di "Saxophone Street Blues" ha deciso di scoprire alcune carte sul proprio passato dopo il sequestro, da parte delle forze dell'ordine, di un centinaio di copie illegittime del suo romanzo - già sul mercato nero, ad un mese dall'uscita ufficiale, sottoforma di oscuri ciclostili rilegati in pelle d'armadillo e di quadruplo vinile registrato con voce stentorea e vago accento ungherese.
In particolare, Belial ha voluto rispondere alle accuse del critico militante Jean Jacques Cazzuola, che ha stroncato l'opera prima dell'autore dalle pagine del suo visitatissimo (?) blog. Riportiamo, di seguito, l'intervento di Belial:
- (...) Cazzuola critica, in particolare, il pessimismo della mia visione del mondo. Si chiede, con una certa veemenza (ho potuto contare, nel suo post, almeno 33 punti di domanda, benché la mia stima potrebbe essere approssimata per difetto) il perché della mia totale sfiducia nel futuro e nelle tecnologie. Gli rispondo brevemente.
Mio nonno, Alfred Belial, celebrato chimico nonché autore dei sei volumi che compongono la "Breve Storia del Veleno - Da Mitridate a Goering", lavorò per anni alla sua più complessa creazione, quella per cui passò alla storia. Il gas noto come XJ-561, che causa la morte in 7 minuti, e che vendette ai tedeschi per una consistente somma di denaro. Cose migliori per vite migliori, grazie alla chimica. Mia madre, dal canto suo, morì in un incidente aereo, e a mio padre fu diagnosticato uno dei primi casi accertati al mondo di cancro al cervello causato dall'esposizione alle radiazioni emesse dal telefono cellulare.
Ora, spero che Cazzuola vorrà perdonarmi, se tendo a dubitare che nel futuro ci aspetti un mondo di felicità e abbondanza per tutti i popoli della terra.
Il postmodernismo, per me, è anche la consapevolezza che la tecnologia non crea nuove certezze, ma aiuta a ridurre in cenere quelle vecchie.
L'utopia di Cazzuola è una democrazia letteraria via internet, la liberazione dal punto di vista dell'autore. La mia è una pagina web bianca con una singola frase, un piccolo insieme di parole che chiunque possa cambiare, modificandolo fino a piegare lo stesso codice, in una variazione infinita di vocaboli d'ogni lingua naturale e inventata, in una continuum di combinazioni, per sempre. In quella frase avremmo una biblioteca di Babele senza scaffali, senza volumi, senza vertiginosi corridoi esagonali. Ancora una volta, non ci troveremmo di fronte ad una risposta.
Ma allo spaventoso abisso delle nostre domande.-

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