Belial coltiva, tra gli altri, il vizio della scrittura. Ha scritto i romanzi Saxophone Street Blues (2008, Las Vegas) e Making Movies (2009, Las Vegas).

venerdì 2 novembre 2007

Biografie Potenziali: Karlus


Nato a Bielefeld nel 1987, Hector Belial è principalmente noto al grande pubblico per il chiacchierato "falso del cane parlante".
Pronipote del dimenticato regista del muto Faust Amadeus Belial (1890-1927), Hector Luis è infatti coinvolto nella produzione di alcuni segmenti di film spacciati per positivi d'epoca, ma in realtà girati nell'autunno del 2006. Ammessa la propria colpevolezza, Belial ha dichiarato di aver congegnato la truffa: - Soltanto per provocare i ricercatori. Per risvegliare il loro interesse sull'opera, troppo a lungo dimenticata, del mio avo.-
Faust Amadeus Belial, in effetti, è generalmente noto agli addetti ai lavori più come una fastidiosa leggenda che come l'oggetto di uno studio da approfondire. Autore di un imprecisato numero di lungometraggi di stampo espressionista, sperimentali e basso budget, Faust viveva lontano dalle sfavillanti luci del disperato jet-set berlinese, preferendo curare da solo tutti gli aspetti dei suoi film, dalla scenografia al montaggio, ed ingaggiando volutamente solo attori dilettanti. Scarsissimi sono i documenti relativi ai suoi lavori tra il '18 e il '22, ma la leggenda vuole che si fosse guadagnato il rispetto di Murnau con "Grauens" (1923). L'oscura e allucinata ghost-story, ambientata nella Parigi di Robespierre, si concludeva con una macabramente esplicita scena di decapitazione, talmente schockante da indurre gli spettatori a credere che la protagonista (il cui nome è omesso nei titoli di testa) sia stata effettivamente decapitata sul set.
In seguito alla chiacchierata, e prontamente censurata, pellicola, gli fu offerto dalla casa di produzione UFA il suo unico contratto a budget illimitato, a patto che il regista accettasse la sceneggiatura a scatola chiusa. "Karlus" (1925), lungometraggio di 78 minuti diretto da Belial, fu l'antesignano del sottogenere, duro a morire, dei "cani parlanti". La critica lo stroncò senza pietà.
Dai diari di Faust emerge che il regista, precedentemente astemio, iniziò a praticare l'alcolismo proprio sul set di "Karlus", e precisamente durante le riprese della scena in cui Karlus, il carlino coraggioso, impara a ballare il tip-tap per un ballo di beneficenza.
Nonostante questo, e nonostante la presenza, durante le proiezioni, di imbonitori - rigorosamente castrati - che davano voce al cane nelle scene di massimo coinvolgimento emotivo, il film riscosse un clamoroso successo di pubblico. Ciò non fece che deprimere ulteriormente Belial, costretto a vedere il suo nome indossolubilmente legato all'immagine di un cane che parla, e proprio mentre Murnau veniva corteggiato dalle major di Hollywood...
"Fortunatamente" scrive Belial "la bancarotta della UFA impedì che il film venisse esportato anche all'estero."
Ormai schiavo di ogni droga reperibile sul mercato di quegli anni, Belial lasciò moglie e figli. Dato per morto, la sua scomparsa coincise con quella di molte cineteche e sale di proiezione, invariabilmente date alle fiamme nottetempo. Lo stesso corpo del Faust fu infine ritrovato, carbonizzato, in una sala di proiezioni nei sobborghi di Monaco. Era riuscito a distruggere ogni singola copia dei suoi film in Germania. Leggenda vuole che, al momento dell'autopsia, il cadavere stringesse ancora tra le mani l'ultimo rullo esistente di "Karlus". E che sorridesse.
Ottant'anni dopo, Hector Luis Belial ha tentato di ricostruire parti dell'opera più odiata dall'avo, avvalendosi dei risultati di lunghe ricerche e di strumentazioni d'epoca. - Sono certo che, da qualche parte, esistono ancora, per quanto danneggiate, copie delle opere di Faust Amadeus Belial. Ed anche se non sono riuscito a ritrovarle o a ricostruirle in maniera credibile, mi sembra ormai evidente che la mia vita, così come quella di Faust, sarà indissolubilmente legata alla finzione... e, potenzialmente, all'autodistruzione. -

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