Belial coltiva, tra gli altri, il vizio della scrittura. Ha scritto i romanzi Saxophone Street Blues (2008, Las Vegas) e Making Movies (2009, Las Vegas).

lunedì 26 novembre 2007

Divertissement: Tautogrammi


Alcuni anni fa avevo ancora altre amiche, apparte Angela. Allora, allontanatici assieme dall'asfissiante aria di Arcore, andavamo in auto alle assolate alture appeniniche. All'autogrill assaggiavamo avocados, alcuni acerbi, altri addirittura aspri. Arrivati all'altopiano, adoravamo ammirare gli augelli: arditi, aprivano le ali, alzandosi su altissimi alberi d'abete. Ardimentosi, amoreggiavano tra aceri che affiancavano austere abitazioni d'adobe, fin all'alba.

Calai la china dal calamaio alla carta, chiedendomi come cominciare. Così mi cimentai in componimenti in C, tra cui: "Carlo, col cellulare con credito calante, chiamò comunque Chiara, credendo, caparbiamente, di chiederle di chiudere celermente la conversazione, convinto di creare così il contesto per chiavarla. Chiaramente costei capì, e, costernata dal suo comportamento, commentò: Che colossale cazzone! calando con calma la cornetta."

Enrico ed Elena, entrambi ermafroditi elvetici, evasero gli erari europei, ed evitarono in extremis l'evirazione emigrando in Etiopia. E v'entrarono elegantemente, esibendo eccellenti ermellini. Là essi esponevano elefanti enormi, esportandone in Eritrea gli eventuali escrementi.

Scrivo 'ste stronzate in serie, ma solo se sono scarsamente sonnolento!

P.S. Siete invitati a partecipare al mio delirio postando i vostri tautogrammi!

sabato 24 novembre 2007

Biografie Potenziali: Breve Storia del Veleno



Fino ad oggi, Hector Luis Belial ha conservato un atteggiamento di pynchoniana riservatezza nei confronti della propria vita privata. Tuttavia, l'autore di "Saxophone Street Blues" ha deciso di scoprire alcune carte sul proprio passato dopo il sequestro, da parte delle forze dell'ordine, di un centinaio di copie illegittime del suo romanzo - già sul mercato nero, ad un mese dall'uscita ufficiale, sottoforma di oscuri ciclostili rilegati in pelle d'armadillo e di quadruplo vinile registrato con voce stentorea e vago accento ungherese.
In particolare, Belial ha voluto rispondere alle accuse del critico militante Jean Jacques Cazzuola, che ha stroncato l'opera prima dell'autore dalle pagine del suo visitatissimo (?) blog. Riportiamo, di seguito, l'intervento di Belial:
- (...) Cazzuola critica, in particolare, il pessimismo della mia visione del mondo. Si chiede, con una certa veemenza (ho potuto contare, nel suo post, almeno 33 punti di domanda, benché la mia stima potrebbe essere approssimata per difetto) il perché della mia totale sfiducia nel futuro e nelle tecnologie. Gli rispondo brevemente.
Mio nonno, Alfred Belial, celebrato chimico nonché autore dei sei volumi che compongono la "Breve Storia del Veleno - Da Mitridate a Goering", lavorò per anni alla sua più complessa creazione, quella per cui passò alla storia. Il gas noto come XJ-561, che causa la morte in 7 minuti, e che vendette ai tedeschi per una consistente somma di denaro. Cose migliori per vite migliori, grazie alla chimica. Mia madre, dal canto suo, morì in un incidente aereo, e a mio padre fu diagnosticato uno dei primi casi accertati al mondo di cancro al cervello causato dall'esposizione alle radiazioni emesse dal telefono cellulare.
Ora, spero che Cazzuola vorrà perdonarmi, se tendo a dubitare che nel futuro ci aspetti un mondo di felicità e abbondanza per tutti i popoli della terra.
Il postmodernismo, per me, è anche la consapevolezza che la tecnologia non crea nuove certezze, ma aiuta a ridurre in cenere quelle vecchie.
L'utopia di Cazzuola è una democrazia letteraria via internet, la liberazione dal punto di vista dell'autore. La mia è una pagina web bianca con una singola frase, un piccolo insieme di parole che chiunque possa cambiare, modificandolo fino a piegare lo stesso codice, in una variazione infinita di vocaboli d'ogni lingua naturale e inventata, in una continuum di combinazioni, per sempre. In quella frase avremmo una biblioteca di Babele senza scaffali, senza volumi, senza vertiginosi corridoi esagonali. Ancora una volta, non ci troveremmo di fronte ad una risposta.
Ma allo spaventoso abisso delle nostre domande.-

venerdì 2 novembre 2007

Biografie Potenziali: Karlus


Nato a Bielefeld nel 1987, Hector Belial è principalmente noto al grande pubblico per il chiacchierato "falso del cane parlante".
Pronipote del dimenticato regista del muto Faust Amadeus Belial (1890-1927), Hector Luis è infatti coinvolto nella produzione di alcuni segmenti di film spacciati per positivi d'epoca, ma in realtà girati nell'autunno del 2006. Ammessa la propria colpevolezza, Belial ha dichiarato di aver congegnato la truffa: - Soltanto per provocare i ricercatori. Per risvegliare il loro interesse sull'opera, troppo a lungo dimenticata, del mio avo.-
Faust Amadeus Belial, in effetti, è generalmente noto agli addetti ai lavori più come una fastidiosa leggenda che come l'oggetto di uno studio da approfondire. Autore di un imprecisato numero di lungometraggi di stampo espressionista, sperimentali e basso budget, Faust viveva lontano dalle sfavillanti luci del disperato jet-set berlinese, preferendo curare da solo tutti gli aspetti dei suoi film, dalla scenografia al montaggio, ed ingaggiando volutamente solo attori dilettanti. Scarsissimi sono i documenti relativi ai suoi lavori tra il '18 e il '22, ma la leggenda vuole che si fosse guadagnato il rispetto di Murnau con "Grauens" (1923). L'oscura e allucinata ghost-story, ambientata nella Parigi di Robespierre, si concludeva con una macabramente esplicita scena di decapitazione, talmente schockante da indurre gli spettatori a credere che la protagonista (il cui nome è omesso nei titoli di testa) sia stata effettivamente decapitata sul set.
In seguito alla chiacchierata, e prontamente censurata, pellicola, gli fu offerto dalla casa di produzione UFA il suo unico contratto a budget illimitato, a patto che il regista accettasse la sceneggiatura a scatola chiusa. "Karlus" (1925), lungometraggio di 78 minuti diretto da Belial, fu l'antesignano del sottogenere, duro a morire, dei "cani parlanti". La critica lo stroncò senza pietà.
Dai diari di Faust emerge che il regista, precedentemente astemio, iniziò a praticare l'alcolismo proprio sul set di "Karlus", e precisamente durante le riprese della scena in cui Karlus, il carlino coraggioso, impara a ballare il tip-tap per un ballo di beneficenza.
Nonostante questo, e nonostante la presenza, durante le proiezioni, di imbonitori - rigorosamente castrati - che davano voce al cane nelle scene di massimo coinvolgimento emotivo, il film riscosse un clamoroso successo di pubblico. Ciò non fece che deprimere ulteriormente Belial, costretto a vedere il suo nome indossolubilmente legato all'immagine di un cane che parla, e proprio mentre Murnau veniva corteggiato dalle major di Hollywood...
"Fortunatamente" scrive Belial "la bancarotta della UFA impedì che il film venisse esportato anche all'estero."
Ormai schiavo di ogni droga reperibile sul mercato di quegli anni, Belial lasciò moglie e figli. Dato per morto, la sua scomparsa coincise con quella di molte cineteche e sale di proiezione, invariabilmente date alle fiamme nottetempo. Lo stesso corpo del Faust fu infine ritrovato, carbonizzato, in una sala di proiezioni nei sobborghi di Monaco. Era riuscito a distruggere ogni singola copia dei suoi film in Germania. Leggenda vuole che, al momento dell'autopsia, il cadavere stringesse ancora tra le mani l'ultimo rullo esistente di "Karlus". E che sorridesse.
Ottant'anni dopo, Hector Luis Belial ha tentato di ricostruire parti dell'opera più odiata dall'avo, avvalendosi dei risultati di lunghe ricerche e di strumentazioni d'epoca. - Sono certo che, da qualche parte, esistono ancora, per quanto danneggiate, copie delle opere di Faust Amadeus Belial. Ed anche se non sono riuscito a ritrovarle o a ricostruirle in maniera credibile, mi sembra ormai evidente che la mia vita, così come quella di Faust, sarà indissolubilmente legata alla finzione... e, potenzialmente, all'autodistruzione. -