Belial coltiva, tra gli altri, il vizio della scrittura. Ha scritto i romanzi Saxophone Street Blues (2008, Las Vegas) e Making Movies (2009, Las Vegas).

venerdì 25 settembre 2009

Racconti: La Camera degli Echi

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Nella camera degli echi, un bisbiglio diventa un urlo, una piuma pesa quanto un macigno, una scintilla provoca istantaneamente un incendio. La leggenda è tanto nota quanto corrotta, dopo secoli di trasposizioni capziose, deliberatamente incorrette, o voluttuosamente fantasiose. Tutt’oggi manchiamo di una bibliografia soddisfacente sull’argomento. Siamo ancora costretti a rifarci agli studi di Voitiov, già annosi, e per di più circoscritti alle versioni russe della narrazioni, ma quantomeno puntuali nel riconoscere le due vulgate principali.



Nella prima versione, la più ovvia, la camera amplifica ciò vi si diffonde all’interno. Le pareti non si limitano a rimandare il suono, ma ingigantiscono il peso, la temperatura, il colore, il sapore, e qualsiasi altra proprietà fisica degli oggetti che vi sono posti. Basta immettere un fiocco di neve, e la camera si fa gelida; un soffio di fiato genera un ciclone, ed è meglio prestare attenzione all’acqua: una sola goccia, cadendo sul pavimento, provoca l’allagamento del locale. La camera non aumenta però la quantità degli oggetti: è celebre l’episodio del servo che tenta, all’insaputa del Re, di decuplicare una moneta d’oro ricevuta in dono. Non solo la camera non moltiplica la sua ricchezza del servo, ma rende la moneta accecante e tanto pesante che sette cavalli non riescono a smuoverla da terra.

Molte delle fiabe catalogate in questa categoria vogliono la camera altresì capace di accrescere le emozioni di chi vi si rinchiude. Queste storie giustificano l’edificazione della camera degli echi come raffinata sala di torture o di piaceri. Il prigioniero innamorato diventa ossesso, il melanconico depresso, il violento masochista e poi suicida. Chi non muore per l’esasperazione del proprio sentire esce dalla camera degli echi in preda a gravi squilibri mentali. Non mancano però storielle erotiche – ed esotiche, spesso, ambientate in Arabia o nell’estremo Oriente – nelle quali la camera è teatro di banchetti e celebrazioni orgiastiche, durante le quali i piaceri della gola, dell’ebbrezza del corpo sono portati al parossismo. Molte tra queste ultime narrazioni hanno sapore rabelaisiano e comico, ma non mancano i finali moralistici (con l’inevitabile comparsa del demonio) e le autentiche tragedie, nelle quali l’orgia nella camera degli echi è la decadente e disperata conclusione di un lungo assedio, e un preludio all’inevitabile morte.

La seconda vulgata include le storie che vogliono la camera degli echi come una sorta di cabina di ascolto, nella quale le pareti ripetono alle orecchie del Re quanto si dice in ogni angolo del regno. In queste storie la camera è spesso il dono di un demone, di uno stregone, di un malvagio consigliere o di un sinistro alleato. È facile riscontrate una struttura comune alle fiabe del secondo tipo: il Re dapprima utilizza la camera in maniera fruttuosa, smascherando complotti a suo danno, infedeltà coniugali o avanzate di eserciti nemici grazie alle proprietà magiche delle pareti. Ma in seguito, la camera diventa dannosa: le voci che ripete giungono irrimediabilmente deformate. Ascoltandole, il Re manda a morte un innocente, muove guerra ad un regno amico, ripudia una moglie fedele. Il finale include in genere – ma non sempre – il riconoscimento da parte del Re del proprio errore, la demolizione della camera degli echi e la punizione del suo costruttore.

La descrizione della camera è quasi sempre insoddisfacente. Ne ignoriamo sempre le dimensioni, e in molti casi, anche l’ubicazione. In alcune storie la camera è ricavata in una caverna nel cuore di una montagna, in altre, costruita in una segreta sotto le fondamenta del palazzo. Non mancano camere degli echi sfarzose e riccamente arredate, ma siamo più spesso portati ad immaginarle completamente spoglia. In una celebre versione del XVII secolo, la camera degli echi è rivestita di specchi d’argento, appartiene alla Regina di Saba, ed è nota come “camera delle vanità”.

La camera degli echi moderna sarà realizzata con l’applicazione delle più moderne tecnologie. Ancora non sappiamo se somiglierà più alle camere descritte nella prima o nella seconda vulgata: è probabile che potremo passare da una funzione all’altra tramite un pratico telecomando. Le prime camere degli echi funzionanti saranno installate in alberghi di lusso e parchi di divertimento, ma non si escludono versioni per l’uso domestico. Anzi, già si pensa alla miniaturizzazione, con versioni da salotto e addirittura tascabili. La camera degli echi del ventunesimo secolo, di fatti, sarà minuscola e prodotta in decine di milioni di esemplari, oppure unica, gigantesca, e in grado, grazie all’ausilio di una rete di satelliti, di inglobare l’intero pianeta.

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