Belial coltiva, tra gli altri, il vizio della scrittura. Ha scritto i romanzi Saxophone Street Blues (2008, Las Vegas) e Making Movies (2009, Las Vegas).

venerdì 8 febbraio 2008

Premio Belial: "Chi vuol essere il prossimo Belial?" di Amintore Farfuglia

Hector Luis Belial ha detto di sé, qualche mese fa: ‘E’ incredibile, creare un personaggio fittizio non ha concentrato l’attenzione sulle opere, suscitando anzi l’effetto contrario: non si fa altro che parlare di Hector Belial. Sono depresso.’
Tutto lascerebbe intendere che questo Belial sia pronto a lasciare la mano. Hector Belial è infatti un marchio dietro cui si sono celati diversi autori nel corso del tempo. Mai nessuno di questi era arrivato a un pubblico vasto, merito invece del Belial di cui sopra,il quarantenne Ludovico Robbiati, fratellastro del celebre Anselmo, calciatore di alterne fortune soprattutto nella Fiorentina.
Il primo Belial di cui si hanno notizie è Vannino Quadri (1914-1956), genovese, poeta prima futurista e poi ermetico, che lascia però subito il testimone durante la seconda guerra mondiale. In trincea conosce il tedesco Hector Von Schussel (che sarà il primo ad accostare appunto il nome ‘Hector’ al preesistente ‘Belial’, le cui origini non sono invece note); il quale dopo la guerra, stabilitosi in Italia, comincia con alcuni frammenti lirici di ispirazione dannunziana. Passa poi a una letteratura neorealista, preferendovi infine il cinema. Lascia così a Ercole Tosti, che tra gli anni ’60 e ’70 scrive alcuni romanzi andati per la maggior parte perduti, eccezion fatta per ‘Il pesce d’oro’, di cui esistono pochi esemplari in giro per l’Italia. Tosti muore a Roma nel 1985, dopo aver aggiunto il ‘Luis’ al marchio in onore di sua moglie Luisa. Lascia l’eredità a Vittorio Saio, allora ventenne, noto nell’ambiente post-punk con la band Trust; ed è proprio durante i concerti che spaccia alcuni racconti autoprodotti e una fanzine fotocopiata, ‘Fango’, in cui si esplicitano maggiormente le intenzioni letterarie di Hector Belial. La produzione di Saio, soprattutto grazie a ‘Fango’, è quella più vasta, nonostante il suo Belial sia quello con la vita più corta: nel ’90 deve scegliere tra la carriera artistica e quella in banca, e lascia quindi al venticinquenne Tonino Merli, napoletano, autore di un romanzo che per qualcuno avrebbe anticipato il cyberpunk: ‘Tokyo Love’, di cui però non è rimasta alcuna copia. Nel 2000 Merli muore in un incidente stradale, le cui dinamiche non hanno tuttavia mai convinto la moglie Sara. La donna decide di lasciare tutto in mano al talentuoso nipote quattordicenne, Andrea Maiò. L’opera di Belial si concentra ora nel campo della grafica e dei fumetti, fino alla pubblicazione di racconti in giro per la rete.
Nel 2008 viene pubblicato ‘Saxophone Street Blues’, che pare sia stato scritto a quattro mani dal Maiò e dal nuovo Belial, Ludovico Robbiati. Ad oggi, non si hanno però più notizie del primo, né di sua zia, che da anni vive in Brasile.
Secondo indiscrezioni, Robbiati avrebbe ucciso Maiò, ma Ludovico sembra non gradire molto domande sul suo predecessore. Probabile che si tratti di una trovata pubblicitaria, di certo c’è che in molti attendono di conoscere l’identità del prossimo Hector Luis Belial.

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