Belial coltiva, tra gli altri, il vizio della scrittura. Ha scritto i romanzi Saxophone Street Blues (2008, Las Vegas) e Making Movies (2009, Las Vegas).

venerdì 29 febbraio 2008

Premio Belial: Annuncio

Si conclude ufficialmente la prima edizione del Premio Belial per la Miglior Vita Fittizia. La giuria stilerà nei prossimi giorni la lista dei cinque vincitori!

martedì 19 febbraio 2008

Premio Belial: Biografia II di Libero Sanvito

Hector Luis Belial, ultimo di tre fratelli, nacque il 14 febbraio 1987 a Benemerito de las Americas, nella regione messicana del Chiapas. Il padre Gonzalo Belial gestiva un distributore di benzina sulla Carretera Fronteriza, la strada che costeggia il confine fra il Messico e il Guatemala. La madre, Carlotta de Manzi, una ricercatrice dell’Università di Siena, si era recata nella selva lacandona per studiare le comunità zapatiste, dove conobbe il futuro padre dei suoi figli.
La tranquilla vita di Hector venne sconvolta la sera del 4 luglio del 1991: la sua famiglia trovò la morte in un incidente stradale dal quale solo lui uscì illeso. La nonna materna, ricca figlia di industriali trevigiani, saputo dell’accaduto ottenne l’affidamento del giovane Hector. Il passaggio dalla libera e semplice vita messicana a quella formale e lussuosa della ricca provincia veneta non fu privo di difficoltà, ma egli seppe adattarsi. Studiò neli migliori istituti e terminò la scuola dell’obbligo a Parigi, dove conobbe le passioni della sua vita: la fotografia e la lettura.
Appena diciannovenne vide esposti i suoi scatti al prestigioso festival di Hyeres, all’interno di una personale intitolata “L’enfer, c’est le autre” (trad. “L’inferno, sono gli altri”) . Le sue foto, di chiara ispirazione esistenzialista, rappresentano secondo il critico E. Palomi “una società dove l’altro è visto come elemento ansiogeno, dove il crimine permea il quotidiano, dove la violenza si riscontra in ogni ambiente [...] immagini dove è possibile riconoscere una spietata critica alla società contemporanea. La macchina forografica è utilizzata da Belial come strumento di indagine e di denuncia”. La lettura di Camus, Hemingway e di Jodorowsky lo influenzano enormemente: a questi scrittori è dedicata la sua raccolta di racconti “Psicomagia, porte chiuse e fiesta”, premiato della prestigiosa Hoogenschool Antwerpen.
Hector Luis Bielal oggi studia al Royal College of Art di Londra, colleziona pacchetti di sigarette – da lui definite “l’ultima affermazione di libertà dell’ipocondriaco e sterile uomo moderno” – e prosegue la sua attività di fotografo e scrittore. “Saxophone Street Blues” è il suo primo romanzo.

martedì 12 febbraio 2008

Premio Belial: Biografia di Libero Sanvito

Hector Luis Belial nasce a Milano il 23 dicembre 1987, da padre originario di Maracaibo e da madre napoletana . Ragazzo intelligente e vivace, cresce nella casa della zia materna, la contessa Carlotta Biscaccianti dalla Fonte, alla quale venne affidato all’età di cinque anni, dopo che i genitori erano stati rapiti nei pressi di Ciudad Bolivar, in Venezuela. Fu questa la vicenda che segnò profondamente l’infanzia di Hector e che lo spinge ancor’oggi all’affannosa ricerca del padre e della madre, attraverso la fondazione “Carmela e Hosé Pacifico Bolivar”. Terminata la scuola dell’obbligo a Milano, conosce i due amori della sua vita: Martina, fotomodella di origini triestine, e la letteratura: legge Mishima, Majakovskij, Shakespere e Pasolini, autori che influenzeranno profondamente la sua visione del mondo. La voglia di scoprire e comprendere il presente che lo circonda lo portano a viaggiare: Cina, Turchia e Messico sono i paesi in cui, nonostante la giovane età, ha passato lunghi periodi a contatto con la popolazione locale, trovando così il materiale umano dal quale nasceranno i suoi personaggi. Oggi vive insieme alla sua ragazza a Cherso, isola della Dalmazia, dove trova la pace necessaria alla scrittura dei suoi libri.

lunedì 11 febbraio 2008

L'Uomo che Cade - La Recensione di Belial

Che cosa c'è da aspettarsi da un uomo di settantadue anni? Da un autore che già da molto tempo è considerato tra i più grandi, nel suo paese e nel mondo? Da uno scrittore che, per la sua forza profetica, per la sua capacità di fondere finzione e realtà, per opere monumentali come Underworld, potrebbe tranquillamente portarsi a casa un Nobel per la letteratura?
Un'opera senile, verrebbe da dire. Un capolavoro stanco, senza più invenzioni, tematiche già esaurite nelle pagine di un passato profetico (Libra). Tanto più dopo la mezza stroncatura apparsa sul New York Times e firmata dal premio Pulitzer Michiko Kakutani.
Ma francamente, L'uomo che cade, è un romanzo di tale potenza da farci seriamente sospettare che anche il New York Times, di tanto in tanto, spari delle gran stronzate.


In queste 257 pagine, d'accordo, non c'è il DeLillo tagliente ed ironico di Rumore Bianco, né quello, titanico e inarrivabile, di Underworld. Eppure L'uomo che cade va classificato, più che nel declino della senilità, nel pieno della maturità dell'autore italoamericano.
Sarebbe riduttivo dire che DeLillo ha raggiunto la più alta padronanza nell'arte della parola scritta; ogni capitolo di questo romanzo ha la solidità del classico e la forza di un'autorialità collaudata ed inimitabile. Ma nell'Uomo che cade DeLillo si dimostra soprattutto maestro del non dire.
I rischi di trattare la questione dell'11 Settembre sono infiniti. Tanto più per un autore americano e Newyorkese. Aderire alla teoria del complotto? Negarla completamente? Demonizzare i terroristi? O magari umanizzarli? Essere apologetici nei confronti di Bush e della guerra? O piuttosto del mondo islamico?
Oliver Stone ha scelto di non fare niente di tutto questo, regalandoci un film del tutto inutile.
Don DeLillo ha scelto di non fare niente di tutto questo, sfruttando il nostro inconscio collettivo; non ha bisogno, DeLillo, di mostrare quello che tutti abbiamo già visto nell'infinita esposizione mediatica delle stesse immagine di morte. Il gioco di ellissi, di metafore, di rimandi e di invenzioni come Bill Lawton, o l'anonimo perfomance artist) ha una forza tale che l'autore può permettersi il lusso di non nominare mai l'evento su cui il romanzo è imperniato. Non si tratta di politica, né di giornalismo o di speculazione. Questa è letteratura.
Certo Don DeLillo ha già scritto grandi pagine sul terrorismo, sulla dissoluzione dell'impero americano, sulla crisi della famiglia, sul gioco d'azzardo, sulla morte. Ma questo nulla toglie al valore dell'Uomo che cade. Quando, fra molti anni, le opere di finzione ispirate all'11 Settembre 2001 riempiranno intere biblioteche, questo sarà uno dei libri che vorremo ricordare, quello che torneremo a leggere e rivalutare. Con buona pace del New York Times.


Grazie, Donnie.

Premio Belial: Biografia V di Mony Taylor

Sono io, Hector Luis Belial. Sono nato ufficialmente il 5 Ottobre 1987, ma la mia storia è molto più lunga di quando possiate pensare.
Era il 20 Gennaio 1501 quando, all’età di 20 anni quando fui arruolato nell’esercito Francese col nome di Jacques LeBelle ed era il 13 ottobre 1501 quando col mio esercito conquistammo Napoli, in Italia. Durante quella notte io e i miei compagni andammo a bere e a festeggiare in una locanda. Ci fu un’imboscata e venimmo feriti dagli spagnoli, smaniosi anche loro di conquistare la zona partenopea.
Stavo morendo quella notte, assieme ai miei compagni, quando entrò una maga nella locanda e, vedendo lo scempio lasciato dagli spagnoli, cercò di curarci. Solo io rimanevo ancora vivo, ma con brutte ferite e con troppo sangue che fuoriusciva.
«Vuoi vivere?»
«Certo che voglio vivere!»
Un ragazzo come me di 20 anni non poteva di certo sapere a cosa andava incontro. La maga mi fece un sortilegio (o una maledizione?) e ben presto le mie ferite si rimarginarono e io tornai ad essere nel pieno delle mie facoltà fisiche e mentali.
Ahimé quella notte era meglio se fossi morto… La maga mi costrinse a vivere per l’eternità. Sarei morto solo se avessi guadagnato tanti soldi da farle erigere una statua d’oro tempestata di diamanti nella sua villa. La maga morì 20 anni dopo uccisa da me stesso che, in preda alla disperazione, la strangolai, ma la sua maledizione ancora persiste. Durante tutti questi anni ho cercato sempre di guadagnare più soldi possibili per metter fine a questa mia strana vita, ma ogni volta succedeva sempre qualcosa che mi faceva perdere i soldi (incendio, perdita dei soldi in borsa ecc…).
Il 5 Ottobre 1987 decisi di riprovarci ancora. Andai a registrarmi all’anagrafe con il nome di Hector Luis Belial. Volevo iniziare una nuova vita. Oggi ho di nuovo 20 anni e, malgrado la mia vera età, ancora mantengo il viso giovane. Spero che con la pubblicazione di questi libri riesca a guadagnare i soldi per metter fine a questa strana vita immortale.

Premio Belial: Biografia IV di Mony Taylor

Ettore Luigi Beli nacque il 10 Ottobre 1987 in Toscana. A lui sin dalla nascita era affidato il grande casato degli avi che da sette generazioni producevano olio e vino toscano.
Incurante del peso che gravava sulle sue spalle Ettore frequentò il liceo artistico e, mentre era tra i campi con il padre a imparare il suo futuro lavoro, disegnava.
Appena diventò maggiorenne il giovane Ettore decise di pubblicare il primo libro rubando i soldi dalla cassaforte di famiglia. Lo pseudonimo di Hector Luis Belial fu scelto per non destare curiosità da parte della famiglia che non ne voleva sapere di abbandonare l’importante azienda di famiglia per dar sfogo alle passioni dell’unico figlio.
È per questo che Hector Luis Belial non concede mai interviste e non vuole rivelare la sua biografia. Sta di fatto che giorni fa, durante la potatura delle vigne, mi diede la possibilità di scrivere tre righe sulla sua vita, a patto che non vengano mai pubblicate sui giornali locali.
Ettore Luigi Beli oggi è comproprietario, assieme al padre, dell’azienda di famiglia e scrive anche libri sotto lo pseudonimo di Hector Luis Belial.

Premio Belial: Biografia III di Mony Taylor

Il 30 Settembre 1987 nacque a Milano Hector Luis Belial. Il padre morì di lì a poco, era un camionista e fece un incidente sull’autostrada. La madre, tatuatrice, si prese da subito cura del giovane insegnandogli la sua arte.
Hector Luis Belial frequentò le elementari e le medie nella scuola pubblica, dove rimase bocciato due volte. Al momento della scelta delle superiori decise di lasciare tutto per occuparsi del negozio della madre. Fu così che dai 16 anni Hector Luis Belial divenne un importante tatuatore. Tra i clienti del negozio cominciarono a farsi vedere anche celebri star italiane. Un giorno Hector Luis si innamorò di una famosa attrice più grande di lui di 10 anni. La sera stessa la invitò a cena.
La giovane, Caterina Doni, corrisposte l’amore e si fidanzarono.
I giornali scandalistici scoprirono dopo una sola settimana il legame tra i due, ma a parte gli scandali, niente e nessuno li separò.
Appena Hector Luis compì i 18 anni decise di sposarsi con Caterina ed ebbero subito un figlio: Johnny T. Belial. Hector dei due nomi scelse il secondo e, data l’indecisione tra i nomi di Tiziano e Tapparo decise di chiamarlo semplicemente per l’iniziale. Fu durante la gravidanza della moglie che Hector Luis Belial cominciò a scrivere, dapprima solo lettere d’amore, poi veri e propri libri.
Oggi Hector Luis Belial vive a Milano con la moglie Caterina Doni che ha ripreso il suo lavoro di attrice e il figlioletto Johnny T. La madre è morta un anno fa e ora riposa accanto al marito nel giardino della villa Belial (comprata dopo il successo del primo libro di Hector Luis).
Il negozio di tatuaggi apre solo 3 giorni alla settimana: lunedì, martedì e mercoledì. Si dice che bisogna prenotare 1 mese prima per farsi un tatuaggio.

Premio Belial: Biografia II di Mony Taylor

Era il 7 Ottobre 1987 quando Enrique Bernau venne alla luce in una clinica privata di Parigi. I genitori Gerard e Marie Antoinette lo accolsero come un vero e proprio miracolo dato che non potevano avere figli.
Durante l’infanzia Enrique Bernau fece amicizia con molti membri dell’aristocrazia europea e imparò diverse lingue oltre al francese. Il padre ambasciatore e la madre celebre violinista fecero sì che Enique crescesse nella ricchezza e nel decoro.
Fu verso i 17 anni che tutto cambiò. Durante una serata tempestosa il ragazzo andò nella stalla della villa in cui viveva momentaneamente in Romania e scoprì che la paura del quadrupede era dovuta non ai lampi, bensì a una creatura che era china su di lui. Enrique vide il suo splendido esemplare arabo cadere a terra, privo di vita. La creatura che aveva ucciso il cavallo si voltò verso di lui: aveva la bocca insanguinata ed era una donna dagli occhi chiarissimi.
Enrique Bernau rimase impietrito, cominciò a presentarsi in tutte le lingue che conosceva chiedendo cosa stava succedendo, ma la giovane non rispose, si avventò invece su di lui e, una volta pulitasi la bocca dal sangue equino sulla giacca firmata del giovane, gli azzannò il collo.
Enrique Bernau, che fino a quel momento non aveva mai creduto nei vampiri, dovette ricredersi.
Quando pensava che la sua ora era venuta, la giovane si distaccò da lui e ritrasse i denti aguzzi trasformandosi in una fanciulla bionda bellissima.
Enrique Bernau non si è mai più separato dalla fanciulla e da quel momento iniziò una nuova vita. Di giorno aristocratico studioso all’università internazionale di Londra, di notte vampiro assassino e compositore di diversi libri pubblicati sotto lo pseudonimo di Hector Luis Belial.
Nessuno sospetta di lui, ma diverse carneficine vengono scoperte ogni mattina e i responsabili sono Enrique Bernau e la splendida fidanzata Veronika Getrusva. Se il giovane si diletta nella scrittura la sua compagna disegna sotto lo pseudonimo di Jacqueline Anne Belial.
Oggi i due vivono assieme a Milano, in Italia, ma non si sa di notte quale sarà il luogo della prossima carneficina.

Premio Belial: Biografia I di Mony Taylor

Hector Luis Belial fin dalla nascita destò preoccupazioni per i suoi genitori. Era l’8 di Luglio del 1987 (08/07/1987) quando la signora Astrid di professioni astrologa e il signor Arnaldo Belial di professione insegnante di yoga video nascere il bambino.
Il nome fu scelto dopo la prima poppata del bebé: Hector per via del suo fragile corpicino che ricordava il cane della vicina di casa e Luis per via del grande capo ascita “Luis Arcieux” che per primo decise di volare giù da una rupe alta 1500 metri… chiaramente l’esito non fu positivo, ma per Arnaldo il capo ascita era un vero e proprio idolo.
Astrid, che tutt’ora continua a legger tarocchi a tutto il quartiere e ad essere presente in diretta tv per una rete regionale, racconta che il figlio, data la straordinaria coincidenza dei numeri della sua data di nascita, continua a dire che sarà il nuovo Messia e che di segno zodiacale è della Bilancia perché incarna tutte le sfumature dell’equilibrio tra bene e male, tra realtà e fantasia.
Quando i genitori erano a casa era un problema: Arnaldo parlava di “lievitazione”, “concentrazione”, la moglie Astrid parlava di “Luna”, “Posizione astrale”. Hector Luis per non sentire quei discorsi, a suo giudizio idioti, si rifugiava in camera sua a vedere i vecchi VHS che trovava in casa. Fu così che, togliendo le cassette di astrologia e quelli di posizioni yoga trovò “La Casa” che cominciò a vedere notte e giorno quasi senza interruzione.
L’infanzia di Hector Luis fu piuttosto in ombra rispetto alle personalità particolari dei genitori, ma verso i 16 anni trovò un suo riscatto. Un giorno uscì dalla sua camera da letto vestito con un cappotto lungo in pelle, stivali, jeans stracciati e maglia con disegni oscuri. I capelli erano lunghi, riccioli e gli occhi chiarissimi risplendevano come non mai. La madre Astrid vedendolo si sentì avverata la sua premonizione: il Messia era arrivato. Il padre, invece, si limitò a dare uno scapaccione al figlio dicendogli: “Vestiti decentemente”. Hector Luis da quel momento affondò appieno la sua personalità nell’esoterismo ascoltando solo gruppi metal, guardando ogni giorno almeno un film horror e scrivendo…
La scrittura per Hector Luis divenne una sorta di “liberazione”, questa volta non solo dalla sua famiglia, ma anche dal caos quotidiano che induce la popolazione a non guardare la realtà (parole sue).
Oggi Hector Luis Belial ha 20 anni e scrive, sotto effetto di stupefacenti, libri apparentemente seri, ma colmi di messaggi subliminali che inducono all’uso delle nuove droghe da lui scoperte, quali la “mimosa in fiore” o la “camomilla salata con rosmarino”. Più volte Hector Luis ha provato a disegnare, ma la censura ha fortemente bloccato ogni sua opera.
Venerato dalla madre e sospettato dal padre di volergli rubare il lavoro in un prossimo futuro, Hector Luis tutt’oggi gira il mondo in cerca di ispirazioni per i suoi libri che, a sorpresa, riscuotono sempre un maggiore successo.

Premio Belial: Biografia di Amalasunta

Hector Luis Belial era semplicemente troppo poco rock per continuare a drogarsi. Fu cosí che si mise a scrivere.

venerdì 8 febbraio 2008

Premio Belial: "Chi vuol essere il prossimo Belial?" di Amintore Farfuglia

Hector Luis Belial ha detto di sé, qualche mese fa: ‘E’ incredibile, creare un personaggio fittizio non ha concentrato l’attenzione sulle opere, suscitando anzi l’effetto contrario: non si fa altro che parlare di Hector Belial. Sono depresso.’
Tutto lascerebbe intendere che questo Belial sia pronto a lasciare la mano. Hector Belial è infatti un marchio dietro cui si sono celati diversi autori nel corso del tempo. Mai nessuno di questi era arrivato a un pubblico vasto, merito invece del Belial di cui sopra,il quarantenne Ludovico Robbiati, fratellastro del celebre Anselmo, calciatore di alterne fortune soprattutto nella Fiorentina.
Il primo Belial di cui si hanno notizie è Vannino Quadri (1914-1956), genovese, poeta prima futurista e poi ermetico, che lascia però subito il testimone durante la seconda guerra mondiale. In trincea conosce il tedesco Hector Von Schussel (che sarà il primo ad accostare appunto il nome ‘Hector’ al preesistente ‘Belial’, le cui origini non sono invece note); il quale dopo la guerra, stabilitosi in Italia, comincia con alcuni frammenti lirici di ispirazione dannunziana. Passa poi a una letteratura neorealista, preferendovi infine il cinema. Lascia così a Ercole Tosti, che tra gli anni ’60 e ’70 scrive alcuni romanzi andati per la maggior parte perduti, eccezion fatta per ‘Il pesce d’oro’, di cui esistono pochi esemplari in giro per l’Italia. Tosti muore a Roma nel 1985, dopo aver aggiunto il ‘Luis’ al marchio in onore di sua moglie Luisa. Lascia l’eredità a Vittorio Saio, allora ventenne, noto nell’ambiente post-punk con la band Trust; ed è proprio durante i concerti che spaccia alcuni racconti autoprodotti e una fanzine fotocopiata, ‘Fango’, in cui si esplicitano maggiormente le intenzioni letterarie di Hector Belial. La produzione di Saio, soprattutto grazie a ‘Fango’, è quella più vasta, nonostante il suo Belial sia quello con la vita più corta: nel ’90 deve scegliere tra la carriera artistica e quella in banca, e lascia quindi al venticinquenne Tonino Merli, napoletano, autore di un romanzo che per qualcuno avrebbe anticipato il cyberpunk: ‘Tokyo Love’, di cui però non è rimasta alcuna copia. Nel 2000 Merli muore in un incidente stradale, le cui dinamiche non hanno tuttavia mai convinto la moglie Sara. La donna decide di lasciare tutto in mano al talentuoso nipote quattordicenne, Andrea Maiò. L’opera di Belial si concentra ora nel campo della grafica e dei fumetti, fino alla pubblicazione di racconti in giro per la rete.
Nel 2008 viene pubblicato ‘Saxophone Street Blues’, che pare sia stato scritto a quattro mani dal Maiò e dal nuovo Belial, Ludovico Robbiati. Ad oggi, non si hanno però più notizie del primo, né di sua zia, che da anni vive in Brasile.
Secondo indiscrezioni, Robbiati avrebbe ucciso Maiò, ma Ludovico sembra non gradire molto domande sul suo predecessore. Probabile che si tratti di una trovata pubblicitaria, di certo c’è che in molti attendono di conoscere l’identità del prossimo Hector Luis Belial.

mercoledì 6 febbraio 2008

Premio Belial: Si Comincia



Irriverenti! Immaginifiche! Piacevolmente esotiche! Ecco le prime biografie potenziali in lizza per il Favoloso Premio Belial!
Sapete fare di meglio? Dimostratecelo! A grande richiesta, la scadenza è stata prorogata fino al 29 Febbraio 2008. Nel frattempo potete votare le vostre note biografiche preferite con le apposite stelline che trovate sotto ogni post.

Premio Belial: Biografia di Rococò Rocks

Ettore Luigi Belli nasce a Trento nel 1987 in una famiglia piccolo-borghese (il padre è ingegnere civile e la madre catechista).
Figlio unico, trascorre un'infanzia tranquilla immerso nella natura grazie ai frequenti soggiorni in montagna.
Nel 1996 il padre si trasferisce per lavoro nella Val Pusteria e intraprende dei progetti ecologici per lo sfruttamento delle risorse rinnovabili.
Ettore e la madre lo raggiungono presto e il bambino frequenta qui le scuole dell'obbligo e il Liceo Scientifico.
Ben presto il suo carattere ombroso e inquieto lo porta però a preferire le letture autonome ed eterogenee della piccola biblioteca locale (in particolare Baudelaire e gli scrittori dell'avanguardia futurista, tra cui F.T. Marinetti) e le lunghe passeggiate solitarie nei boschi.
Su forte pressione paterna si iscrive in seguito all' Università Degli Studi di Trento in Ingegneria Ambientale, ma abbandona gli studi dopo solo un semestre e si allontana bruscamente dalla famiglia per trasferirsi a Milano, l'agognata "grande macchina luccicante" dove pensa di trovare un'alternativa al "buonismo ipocrita e all'esasperante correttezza" nonchè al "paradiso forzato" come afferma egli stesso riferendosi alle sue esperienze familiare e trentina.
A Milano Ettore viene profondamente colpito dalla vita caotica della città e dei suoi abitanti e si appassiona alla letteratura nordamericana. Osserva e raccoglie storie di vita di periferia, egli stesso sperimenta la vita dissoluta e le opportunità che la strada offre e comincia a riparare e vendere pezzi di ricambio per auto rubati.
Si avvicina all'occultismo e si definisce "seguace dell' Artificio, del motore che gratta e insozza, della polpa spiaccicata, del nero Signore dell' inferno".
In pochi mesi scrive Saxophone Street Blues, il suo romanzo d'esordio in cui si firma con lo pseudonimo di Hector Luis Belial.

Premio Belial: Biografia II di Afro P. Cilum

Hector Luis Belial nacque in 24 ottobre 1988 a Katmandu a causa di una strana congiuntura cosmica: infatti il giorno del concepimento era il compleanno del padre che “disgraziatamente” si era dimenticato i preservativi a casa.
La vita arrise subito a questo baldo giovane, costruendo per lui una strada in salita che ovviamente faceva fatica a salire. Fu adottato dall’allora 13enne Angelina Jolie.
Primo di una lunga serie di bambini-cuccioli fu ripudiato dalla madre adottiva dopo aver dato fuoco allo splendido Chiwawa della Jolie, Tinkerbell.
“Mi rubava sempre il cibo” fu il commento dell’epoca del Belial.
Passando anni in mezzo ad una strada riuscì a farsi strada nel mondo della moda brevettando per primo l’idea degli infradito maschili con le calze.
Un’idea che gli fece ottenere dal Giappone, che usava una simile moda durante la cerimonia del te, un risarcimento pari al prodotto interno lordo dello Zimbawe.
Gli agi così negatigli dalla perfida madre adottiva furono ripristinati in toto, riuscendo, alla tenera età di 13 anni, nell’obiettivo di molti giovani industriali italiani: riuscire a fare i soldi sfruttando idee e fatica altrui.
Decise così di trasferirsi in Italia, paese del vino e del sole, dove, per sua sfortuna, gettando una monetina per scegliere dove andare a vivere, si ritrovò a Piancavallo, desolata landa in mezzo al nulla con nessuno.
La noia all’inizio lo portò verso il baratro della disperazione, su consiglio del maggiordomo Alfred si dedicò alla scrittura, scrivendo il suo romanzo “Attenzione Agli Armeni ubriachi”, che però rinchiuse in un cassetto poiché non conosceva nessuno se non il maggiordomo Alfred.
Poi con una connessione satellitare scoprì internet. Un nuovo mondo con cui confrontarsi. E migliaia di Terabytes di porno da scaricare.
Scoprendo le meraviglie dell’online banking riuscì a costruire il più grande impero economico della storia umana, riuscendo persino a partecipare agli incontri della società di Thule.
Disgraziatamente un finanziamento sbagliato all’età di 17 anni gli fece perdere tutto il patrimonio.
“Ricordo il periodo dei bond. Il mio maggiordomo si suicidò per il dolore e io incassai la sua polizza sulla vita. Disgraziatamente l’apertura del Bingo a Piancavallo mi fece perdere di nuovo tutti i risparmi tanto faticosamente guadagnati”.
I vari drammi della sua vita lo costrinsero a rendere pubblico il suo libro “Attenzione Agli Armeni ubriachi”. La casa editrice però preferì cambiare il nome in “Saxophone street blues” per problemi legati al razzismo.
Attualmente dalle parti di Secondigliano, dove si dedica con tutto se stesso all’importazione di schiavi per le industrie tessili dalla Cina.

Premio Belial: Biografia I di Afro P. Cilum

Hector Belial nasce il 24 Ottobre 1988, in una soleggiata giornata di autunno. Fin dai primi giorni rivela una tendenza naturale ai vizi, chiedendo in continuazione cibo, arrivando persino a chiedere il triplo della razione di un normale neonato pur essendo soltanto il 3° più grasso dell’ospedale.
Col tempo la sua natura ossessiva e stracciapalle si manifesta in tutto il suo splendore, costringendo la madre a veglie notturne date le urla, i pianti del figliolo ed il culo pesante del padre.
Passato il 3° anno di insonnia, la madre del suddetto affronta un crollo nervoso mai completamente curato che avrà effetti devastanti sulla crescita del figliolo. Fortunatamente il Belial è pazzo, per cui questi “effetti devastanti” si ridurranno a semplici “rotture di palle giovanili” comuni a molti bambini.
All’inizio del suo lungo percorso scolastico il Belial rivela la sua natura estremamente emotiva, passando le giornate aggrappato alla gonna della sua suora a piangere.
Con le scuole elementari il carattere estremamente introverso del Belial subisce un’ulteriore introversione, causandogli, almeno nei primi anni, problemi e delusioni. Fortunatamente dal 3° anno di elementari le cose migliorarono nettamente, portandolo vicino agli psicofarmaci.
Disgraziatamente nelle attività extrascolastiche, ovvero negli sport, si rivela essere l’equivalente umano dello scarafaggio stercoraro, essendo lui capace solamente di far girare le palle, ma mai dt segnare un gol o un canestro.
“È un Inetto!” diceva il suo allenatore di pallanuoto.
Alle medie fu pestato il primo giorno di scuola malgrado la sua mole.
Erroneamente considerato a rischio suicidio dalla maestra divenne il cocco di tutti, vezzeggiato e coccolato per far in modo di evitare un improbabile auto-eutanasia.
Alle superiori passò 3 anni di inferno, prima di rendersi conto di una fondamentale verità: il suo carattere era una merda. Allora lo cambiò con uno disponibile entro 24 ore su ebay.
Al 18° anno di età entrò in contatto con il mondo della droga e si rese conto dell’esistenza di una sfumatura non presente nel lessico dei giornalisti televisivi.
Ma poi con il tempo se ne dimenticò diventando un tossico.
L’università di Sviluppo e Cooperazione lo accolse a braccia aperte visto che nessuno sapeva della sua esistenza, e riuscì a laurearsi con il voto mediocre di 90.
Comunque riuscì con il tempo a provare diversi lavori, tra cui Intervistatore Telefonico, Animatore per Bambini, comunicatore ambientale, impiegato e spaltista, un lavoro che racchiude, a sentire il Belial, un’intera filosofia di vita.
Quale essa sia, rimane tutt’ora un mistero per i più.
Coniugando i suoi principali interessi, ovvero la scrittura e l’esibizionismo, nel medesimo anno conclude il suo primo romanzo, che si chiamava “Come infilarsi nel tanga di quella figa della vicina di casa senza rischiare il pestaggio da parte del ragazzo di lei, ossessivo e geloso”, ma la casa editrice preferì cambiarlo in “Saxophone street blues”.

Premio Belial: Biografia di Rip

Nasce da una famiglia borghese arricchitasi col commercio di bibbie a fumetti. Presso la capitale francese, poco più che decenne, si forma a contatto con gli esponenti del Gutturalismo, ed esordisce su alcune riviste legate a questo movimento. Già in questi anni, fra un viaggio per l’Europa e l’altro, il giovane coltiva i suoi interessi per la letteratura italiana, il volo e la paleontologia vegetale. Abbandonerà quest’ultima, dopo un drammatico incendio esploso nella sua serra personale, causato dal falco di famiglia, amante dei sigari toscani. Gli ci vorranno alcuni mesi per elaborare l’incidente e decidersi ad allontanare l’animale dalla tenuta di famiglia. Dopo questo travagliato periodo, l’ormai sedicenne Hector riprende a scrivere e abbandona definitivamente la romanza napoletana.
Gli anni fra il 2003 e il 2006 sono costellati di incontri con la donna della sua vita, Lauretta Trecnok, conosciuta a Milano in uno dei suoi numerosi viaggi. I due giovani si sposano quattro volte (tre per gioco ed una per davvero, nella chiesa della abate Trecnok, padre di Lauretta) e dopo qualche mese divorziano (una volta per davvero ed una per scherzo). Quando Hector scopre che lo Stato italiano non riconosce più la validità del loro legame coniugale decide di tornare a Parigi. Sono mesi drammatici, amareggiati dai frequenti interventi agli occhi e dai problemi fisionomici, e in cui il giovane smette di utilizzare la lettera F, nel parlare come nello scrivere. È la letteratura a tenerlo attaccato alla vita: frequenta assiduamente il club dei Millantatori, traduce il De vita caesarum di Mullonio Grasso e compone sonetti sui sette mari e i pirati con le gambe di legno.
Purtroppo la sua salute non migliora con il ravvivarsi del suo umore; nel febbraio del 2006 perde entrambe le orecchie e, tutto d’un tratto, impazzisce credendosi Long John Silver.
Nel 2007 Belial inizia un romanzo, L’impronunciabile Benzdruviak (pubblicato postumo l’anno seguente), che riprende in modo evidente le linee tematiche del suo unico romanzo pubblicato in Italia, Saxophone Street Blues. Vi si trovano il consueto odio per i volatili, l’idea di uomo come natura morta e, stilisticamente, un’ingenua e candida passione per i periodi infiniti e senza interpunzioni. Differentemente dal pluripremiato romanzo, qui Belial fa un uso smodato ed inspiegabile della lettera F.
Secondo alcuni è stata questa la causa della sua prematura morte (avvenuta nel gennaio del 2008), mentre secondo altri l’eccesso consonantico sarebbe solo una concausa. I più affezionati lettori di Belial hanno costruito, il giorno del suo funerale, un enorme veliero di strutto, posto in cima al palazzo dal quale lo scrittore si lanciò per provare a volare un’ultima volta.

Premio Belial: "L'Acrostico" di Ludo Vica

Hector Luis Belial è un nome di fantasia per formare le iniziali HLB, acrostico di “Ho Leccato Bidè”. Frase di scherno che i compagni di scuola scrivevano con i pennarelli indelebili su tutto ciò che apparteneva a Marco Galloni, dallo zaino al didietro del giubbotto nuovo.
Galloni veniva apostrofato in quei termini poiché per i bulli del quartiere rientrava nello stereotipo del secchione con l’alitosi; così è cresciuto in quel di Varese, covando dentro di sé una crescente e devastante rabbia. Per sopravivere si è rifugiato nei libri. Ne ha letto così tanti e di ogni genere da avere una conoscenza equiparabile a chi ha viaggiato in tutto il mondo; ha la saggezza di un novant’enne ma dei suoi vent’anni conserva l’immediatezza di pensiero.
La sua voglia di vendetta trova sfogo nella scrittura e le iniziali del nome d’arte gli ricordano la fonte della sua sofferenza, infatti ha scelto di usare uno pseudonimo poiché il su riscatto è personale e non desidera condividerlo con quei quattro falliti che gli hanno rovinato la pubertà: dare attenzione a quel genere di gente, anche se si tratta di attenzione negativa, significa comunque esaltarli.
Marco crede di non avere più l’alitosi, considerato che Diana – la sua prima ragazza – lo bacia con tanto trasporto; purtroppo quando leggerà queste righe gli sorgerà qualche dubbio.
Proprio Diana ci ha svelato – in cambio di una borsetta di Prada – lo scoop della vera identità di Hector Luis Belial, ma si consoli, ella stessa ci ha confidato che è veramente un ragazzo adorabile, anche l’unica cosa che gli viene veramente bene è scrivere! A noi, sinceramente, non pare poco visto che scrivere così bene da vendere milioni di copie, è già una qualità stupefacente.
Ora che tutte le ammiratrici di Hector Luis Belial sanno a chi rivolgere le loro attenzioni, per Galloni siamo sicuri che non ci saranno più problemi di alitosi. Forse dovrà solo inventarsi un nuovo acrostico.
Speriamo di vederlo presto sul trono di Uomini e Donne di Maria De Filippi: Hector Luis Belial, alla luce di questa verità, diventa l’idolo di tutti quelli che hanno più cervello che bicipiti… e che gli perdoni l’alito da biblioteca perché sanno coniugare i verbi senza ammazzare il vocabolario!

Premio Belial: Biografia di Sorgiss

Hector Luis nacque a La Coruña da madre gallega e padre irlandese. La madre, Teresa, era figlia di contadini dell’entroterra, e ancora ragazzina scese in città per andare a servizio dall’anziana vedova del preside della scuola elementare. Proprio a La Coruña incontrò un giovane marinaio irlandese, imbarcato su un mercantile che seguiva la rotta transoceanica. Negli anni a venire i genitori di Hector vissero insieme per brevi parentesi di amore assoluto, ma Teresa non si volle mai sposare.
Quando venne a sapere della gravidanza, l’anziana vedova si commosse e decise di accogliere in casa il piccolo. Hector trascorse così i primissimi anni dell’infanzia nell’appartamento ombroso con le finestre che si aprivano sul mare; si chiudeva per intere giornate nella vasta biblioteca, sfogliando affascinato i grandi libri illustrati che descrivevano la flora e la fauna di tutti i continenti. Diede prova di un precoce talento artistico e di una spiccata originalità creativa, disegnando paesaggi irreali assolutamente inediti.
A quattordici anni si imbarcò come mozzo sulla nave che vedeva suo padre tra gli ufficiali. Nelle settimane di navigazione fu impegnato nella stesura della fedele cronaca romanzata del viaggio. Sbarcò a Buenos Aires, dove scelse il continente latino-americano come patria d’adozione; in questa città magica, la sua scrittura fu arricchita da venature surreali e le sue gambe assorbirono l’incedere cadenzato dei ballerini di tango.
L’infatuazione per una splendida mulatta, pelle brunodorata e occhi di carbone, lo spinse ad iniziare un vagabondaggio per terre affascinanti e misteriose: Cuba, Giamaica, Messico. Gli scritti di questo periodo sono intrisi di musicale sensualità.
In seguito si spostò a nord: fu a New Orleans, ancora piegata dal passaggio di Katrina ma desiderosa di liberare nuovamente la potente energia del jazz, e quindi a Montreal, gelida cornice perfetta per una fase più intimista e cool.
Attualmente vive a Milano, dove respira le torbide suggestioni che già ispirarono Scerbanenco.

Saxophone Street Blues su RivistaCulturale

RivistaCulturale parla di Las Vegas e segnala Saxophone Street Blues. Qui.

venerdì 1 febbraio 2008

Saxophone Street Blues su Musicaos

Recensione (PULP) di Luciano Pagano. Qui.